Alla fine il governatore Luca Zaia è stato costretto a chiedere scusa per quell’improvvido post apparso sul suo sito Facebook. Riguardava l’apertura a Recoaro Terme di un bunker che fu occupato dall’esercito nazista durante il periodo della Repubblica di Salò. Si tratta di una specie di museo, che però diventa agibile ai visitatori con la presenza di militari vestiti con le divise tedesche. Molto realismo, ai limiti dell’apologia. Sul sito di Zaia compariva come un qualsiasi evento di recupero storico, anzi con l’invito ad andarlo a visitare e con le foto dei soldati nazisti.

Sono scoppiate le polemiche. L’Anpi del Veneto aveva espresso “sconcerto nel leggere il post pubblicato nella pagina del presidente Zaia relativo all’apertura di uno spazio museale in uno dei bunker costruiti dai nazisti presso le Fonti di Recoaro Terme e che la visita guidata venga fatta da persone in divisa d’epoca della Wehrmacht”. Infatti, l’intero compendio termale nell’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale fu il quartier generale del feldmaresciallo Albert Kesselring, comandante supremo delle forze tedesche in Italia. “Questa scelta arriva proprio in coincidenza con l’8 settembre. Nulla da eccepire se la riqualificazione del bunker fosse motivata da uno scopo di approfondimento dei terribili eventi bellici che nella nostra regione si prolungarono fino alla fine di aprile del 1945. Però che la visita guidata venga fatta da persone in divisa d’epoca della Wehrmacht lascia increduli tutti coloro che, nel rispetto della storia e della nostra Costituzione, condannano nazismo e fascismo e l’occupazione nazista dell’Italia che tanti lutti ha provocato al nostro Paese”.

Siccome le polemiche non si sono placate, Zaia si è trovato costretto a fare marcia indietro. Il suo ufficio stampa ha scaricato le responsabilità sul service che si occupa di quelle notizie. “Tutte le attività sui profili social riguardanti la promozione del territorio (turismo, sagre, fiere, mercati, arte, cultura, località di pregio, ambiti naturalistici, mostre, musei, ecc, ecc) sono svolte in assoluta autonomia da una apposita struttura”. In questo caso “l’apertura del museo di Recoaro era stata segnalata dall’Associazione Terme di Recoaro alla competente Direzione della Regione la quale, a sua volta, l’aveva trasmessa alla struttura che segue i profili social”; E Zaia? “Il presidente della Regione non ha alcuna visibilità né – ovviamente – esercita e può esercitare un diretto e costante controllo su queste materie, bensì si occupa in prima persona unicamente dei contenuti relativi ai post inerenti le attività amministrative, politiche, sanitarie, anche sulla base dei comunicati ufficiali diffusi dall’ufficio stampa”. Almeno adesso si sa che la pagina Facebook del governatore veneto per una parte non viene curata direttamente dal suo staff, ma appaltata.

Conclusione: “La Presidenza si scusa, a nome della struttura responsabile, con tutte le parti che si siano sentite in qualche modo ferite da questo post, il cui intento non era certo quello di offendere sensibilità e memorie. Onde evitare ulteriori disagi, è stato dato ordine di cancellare il post”. Coincidenza vuole che la data sia quella dell’8 settembre, il giorno in cui cominciò la lotta di liberazione in Italia. Per inciso, il compendio termale di Recoaro è di proprietà regionale, anche se in concessione alla società Terme di Recoaro spa. Nel comunicato che ha ispirato il post sul sito di Zaia, c’è scritto che “la riqualificazione del bunker consente al visitatore di fermare il tempo per un’esperienza storico-culturale innovativa: si esplorano gli ambienti del bunker attraverso visori multimediali che utilizzano la realtà virtuale. La visita è su prenotazione e si è accompagnati da guide in divisa d’epoca della Wehrmacht. Presente anche un check point di accesso tedesco”.

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