L’appello disperato della moglie di Federico Lugato, il 39enne originario di Vicenza ma trapiantato a Milano, scomparso durante un’escursione a Forno di Zoldo sulle Dolomiti Bellunesi ormai dieci giorni fa, ha unito quasi 200 persone nella ricerca.

Circa novanta uomini tra Soccorso alpino, Guardia di finanza, Vigili del fuoco, Carabinieri forestali, Polizia di Stato, Protezioni civile, si sono distribuiti con unità cinofile e droni sulle fasce loro assegnate della Val Prampera per batterle al tappeto. Una vasta area molto impegnativa compresa tra il torrente Prampera e le propaggini del Petorgnon, ricoperta di massi e bosco fitto di pino mugo, con voragini e spaccature. La zona sotto il Rifugio Soràl Sass è stata di nuovo osservata con i droni e quella tra la Baita Angelini e le Crepe dei Rondoi è stata sottoposta a ulteriori controlli.

Alle forze istituzionali impegnate dal primo giorno nelle ricerche si sono uniti un centinaio di volontari privati, che hanno percorso altre zone dopo aver risposto agli appelli lanciati dalla moglie dell’uomo scomparso. Nessun nuovo elemento utile ha permesso di dare indicazioni puntuali sui luoghi da indagare.

Il sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin ha detto che “dobbiamo essere lucidi e realisti. Ormai purtroppo le speranze di trovarlo vivo nei boschi sono praticamente pari a zero – spiega – L’ultima cella telefonica agganciata dal suo cellulare ha portato a concentrare le ricerche in Val Pramper, ampliando ulteriormente la zona da controllare. In montagna questo tipo di tracciamento non è facile, perché il segnale può rimbalzare su molti ostacoli, dagli alberi alle rocce”.

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