“E’ finalmente tutto pronto per garantire l’apertura democratica, per i visitatori di ogni angolo del mondo, del celeberrimo Corridoio Vasariano”, diceva a febbraio 2019 il Direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt. Aggiungendo che “Per il 2022 ogni anno mezzo milione di persone potranno liberamente visitarlo. Abbiamo voluto che questo eccezionale bene culturale potesse essere accessibile davvero a tutti, in completa sicurezza, in modo da poter offrire a chiunque lo desideri una passeggiata nel cuore dell’arte, della storia e della memoria di Firenze”.

Una dichiarazione che lasciava immaginare una nuova vita per il corridoio sopraelevato, lungo 760 metri, che doveva consentire ai Granduchi di muoversi in sicurezza dalla loro residenza privata di Palazzo Pitti alla sede del governo in Palazzo Vecchio. Alla fine dello scorso agosto alcune precisazioni. Che definiscono l’operazione. Svelandone tempi, ma anche fini. L’apertura fissata al prossimo autunno. Il biglietto? Costerà 45 euro, “meno della metà che in passato … ma saranno comunque previste delle giornate free”. Invece confermato il nuovo allestimento. Via la collezione di autoritratti delle Gallerie degli Uffizi, avviata nel Seicento dal Cardinale Leopoldo de’ Medici, figlio del Granduca Cosimo II, e da allora aperta ad accogliere i volti dei più grandi artisti di ogni epoca fino ai giorni nostri. Al loro posto opere di scultura antica, gli affreschi staccati realizzati nel Cinquecento per volontà di Vasari e che fino all’Ottocento decoravano la parte esterna del Corridoio, e due Memoriali dedicati rispettivamente alla Strage dei Georgofili del 1993 e ai bombardamenti di Firenze durante la Seconda Guerra Mondiale.

La notizia dell’apertura non può che essere guardata con favore. E’ evidente. Perché lascia presagire una fruizione, finalmente continuativa. A differenza di quel che è accaduto finora, dal 2016. Quando ha chiuso alle visite. Peccato che in realtà poco cambi. E che “l’apertura democratica” della quale parlava Schmidt non si concretizzerà. Il motivo? Il costo del biglietto normale. Ingiustificato. Non per il luogo, magari. Anche se salta agli occhi qualche confronto con altri Luoghi della cultura. Come Castel San Angelo e la Galleria Borghese, a Roma, il Museo Egizio, a Torino e la Reggia di Caserta, dove l’ingresso è di 15 euro.

Come il Parco archeologico del Colosseo che offre a 16 euro l’ingresso al I e II ordine del Colosseo e all’area archeologica del Foro Romano-Palatino, incluse le mostre in corso. Mentre con 22 euro é possibile estendere la visita all’arena e ai sotterranei del Colosseo, oltre all’Oratorio dei Quaranta Martiri, al Museo Palatino, all’esterno di casa di Augusto, al Tempio di Romolo. Come il Parco archeologico di Pompei dove una visita di 6 ore costa 18 euro. Di esempi sarebbe possibile richiamarne altri. Naturalmente rimanendo nell’ambito della Top 30 dei musei e dei parchi archeologici statali più visitati negli scorsi anni. Prima della pandemia.

Costo del biglietto ingiustificato considerando anche il disagio sociale ed economico che continua a coinvolgere un numero consistente di persone. Per le quali 45 euro rischiano di essere davvero fuori dalla portata. Così da essere contraddetto l’auspicio di Schmidt secondo il quale il Corridoio sarebbe potuto “essere accessibile davvero a tutti … in modo da poter offrire a chiunque lo desideri una passeggiata nel cuore dell’arte, della storia e della memoria di Firenze”.

Il problema non é la dibattuta gratuità dei Luoghi della cultura. Affascinante, ma probabilmente irrealizzabile, almeno in Italia. Insomma entrare gratis nel Corridoio sarebbe impossibile. Praticamente. Per diversi motivi. Ma non lo sarebbe offrirne la visita ad un prezzo più contenuto. “Calmierato”. In modo tale da renderlo “accessibile davvero a tutti”. Altrimenti anche quel Luogo diventerà a tutti gli effetti “esclusivo”. Cioè “riservato”. Un paradosso per un bene dello Stato. Un bene culturale pubblico. Oppure no? Considerando la prorompente valorizzazione in atto, il dubbio sembra lecito.

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