Gli Uffizi battono Pornhub. Lo scorso luglio, il museo fiorentino aveva diffidato il sito porno più cliccato al mondo per l’uso, non autorizzato, di immagini delle proprie opere d’arte. Tutta colpa del progetto “Classic Nudes“, lanciato dalla piattaforma con questo slogan: “Perché il porno potrebbe non essere considerato arte, ma alcune opere d’arte possono sicuramente essere considerate porno“. Un invito a scoprire le opere a “luci rosse” nei musei di tutto il mondo, con la testimonial dello spot – la pornostar Ilona Star – alle prese con l’interpretazione della Venere di Botticelli: “Alcuni dei migliori porno di tutti i tempi non sono su Pornhub, ma si possono trovare solo nei musei”, recitava il video di lancio, che coinvolgeva anche un’altra pornoattrice, Asa Akira.

La Galleria degli Uffizi di Firenze, però, non l’ha presa bene e ha protestato contro l’uso “irrituale” dei propri capolavori, insieme al museo del Prado di Madrid e dal Louvre di Parigi. E hanno avuto successo: la MindGeek Holding, società lussemburghese proprietaria di Pornhub, ha rimosso spontaneamente i contenuti di queste tre istituzioni dalla guida interattiva erotica “Classic Nudes”. La notizia è apparsa sull’edizione online della rivista specializzata The Art Newspaper. Sulla piattaforma, però, sono ancora disponibili dipinti di altre importanti e quotate gallerie, dal Musée d’Orsay di Parigi alla National Gallery di Londra, fino al Metropolitan Museum of Art di New York.

La vittoria degli Uffizi è stata favorita dal Codice dei beni culturali italiano, che consente l’uso delle immagini di un museo a fini commerciali solo dopo l’autorizzazione della stessa istituzione, che può dettare le condizioni della riproduzione e pretendere il pagamento di un canone. Modalità non rispettate da Pornhub: “L’uso dei dipinti è avvenuto in modo totalmente illegale e senza alcun permesso”, ha spiegato un rappresentante degli Uffizi a The Art Newspaper. Il lancio di “Classic Nudes”, una proposta “rivoluzionaria” basata sull’effetto simpatia, voleva essere anche un modo per aiutare i musei a recuperare visibilità dopo il periodo di chiusura a causa della pandemia.

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