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Ultimo aggiornamento: 17:09 del 2 Settembre 2021

Texprint, gli operai in sciopero della fame sotto al comune di Prato dopo 228 giorni di presidio: “Mai ascoltati, istituzioni facciano la loro parte”

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“Visto che le istituzioni non vengono a incontrarci davanti ai cancelli della fabbrica – dove da oltre sette mesi prosegue il presidio dei lavoratori per chiedere il rispetto del contratto di lavoro – abbiamo deciso di andare noi nella piazza del Comune”. Così dieci ex-operai del colorificio tessile Texprint di Prato, hanno spiegato la loro decisione di spostare il presidio dal distretto tessile al centro della città, dove hanno iniziato uno sciopero della fame in piazza per denunciare le condizioni di lavoro alle quali continuano a sostenere di essere stati sottoposti per anni nella fabbrica del Macrolotto di Prato.

Anche Sarah Caudiero e Luca Toscano, i sindacalisti de SiCobas, che dall’inizio stanno seguendo questa vertenza, hanno aderito allo sciopero della fame: “A un giorno dal nostro ’trasloco’ dai cancelli della fabbrica alla piazza del Comune l’unica risposta da parte delle istituzioni è stata multarci per occupazione di suolo pubblico – spiegano i sindacalisti che hanno allestito un presidio informativo che ripercorre i 228 giorni di protesta – Chiediamo al sindaco un gesto di attenzione e il riconoscimento della residenza per queste persone che per anni hanno lavorato e versato i contributi qui, il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di sfruttamento e l’esito dei sopralluoghi degli ispettori del lavoro”.

Contemporaneamente, davanti alla fabbrica prosegue il presidio andato avanti in questi mesi, così da evitare che la proprietà della fabbrica approfitti dello spostamento per rimuovere striscioni e tende come tentato di fare, con la violenza, qualche mese fa. Agli ex lavoratori Texprint, raggiunti in questi mesi dal licenziamento, si aggiungeranno anche altri operai del distretto tessile di Prato, in una staffetta solidale: “Perché il caso Texprint non è isolato, in moltissime fabbriche del distretto denunciano turni di 12 ore su sette giorni la settimana, contratti irregolari, lavoro nero, violazione di tutti i diritti più elementari quali le ferie e la malattia pagata”.

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