Segnali negativi dall’economia tedesca, la più importante della zona euro. Preoccupano in particolare le vendite al dettaglio, crollate in luglio del 5,1% rispetto al mese precedente, ben oltre le attese degli analisti che, dopo i rialzi di maggio e giugno, si attendevano un ribasso dell’1%. Su base annua, il ribasso è stato più contenuto, pari a -0,3%. Il paese è alle prese con una risalita dell’inflazione ormai ad un soffio dal 4%. Nel secondo trimestre dell’anno il Pil tedesco è cresciuto dell’1,5% rispetto ai primi tre mesi dell’anno, meno della media dell’area euro.

Relativo ad agosto invece il dato dell’indice Pmi manifatturiero che registra una flessione a 62,2 punti dai 65,9 di agosto. L’indicatore raccoglie le opinioni dei responsabili acquisti delle aziende per valutare le prospettive dell’economia. “Mentre continuiamo a vedere una forte domanda di merci tedesche, con una crescita dei nuovi ordini ancora tra le più alte mai registrate, i livelli di produzione sono limitati in quanto produttori alle prese con problemi di filiera”, spiega Markit società che elabora l’indice. “La crescita della produzione e’ ora inferiore a quella dei nuovi ordini in una misura mai vista in oltre 25 anni di dati della serie storica”, si legge nella nota.

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