Cultura

“La Pioggia”, l’ultimo romanzo dell’ex poliziotto Silvis tra ‘ndrangheta e droga nella Capitale

Torna in libreria Piernicola Silvis, alto dirigente della Polizia di Stato tra i protagonisti dell'arresto di Piddu Madonia che ha lasciato il servizio nel 2017 da questore di Foggia: l'ultimo lavoro si chiama La Pioggia (672 pagine, Sem, 20 euro) ed è sugli scaffali dal 26 agosto. Ecco un estratto del libro

di Andrea Tundo

Finzione, ma non troppo. Perché la ‘ndrangheta – lo raccontano i processi – è davvero la mafia più potente del mondo e perché chi scrive ha lavorato “in strada”, andando a stanare criminali e mafiosi per decenni. Così dall’impegno sul campo a quello dietro alla scrivania, torna in libreria Piernicola Silvis, alto dirigente della Polizia di Stato tra i protagonisti dell’arresto di Piddu Madonia che ha lasciato il servizio nel 2017 da questore di Foggia. L’ultimo lavoro si chiama La Pioggia (672 pagine, Sem, 20 euro) ed è sugli scaffali dal 26 agosto.

Protagonista, ancora una volta, Renzo Bruni, poliziotto dello Sco già al centro di altri tre libri dell’autore (Formicae, La lupa e Gli illegali, finalista del Premio Bancarella 2020). Dopo la mafia foggiana e le trame napoletane tra camorra e corruzione, questa volta Bruni, indagando sulla catena dello spaccio romano, si ritroverà a dover sventare un piano della ‘ndrangheta per inondare il mercato di eroina. E dell’indagine sarà protagonista anche una donna “fuori ruolo”, una mamma ostinata a conoscere tutta la verità. Le prime tre presentazioni del libro di Silvis, che è anche blogger de Ilfattoquotidiano.it, sono in programma l’11 settembre a Saronno, quindi il 12 a Lecco, nell’ex ristorante Wall street, sequestrato al boss della ‘ndrangheta Franco Coco Trovato, e il giorno seguente a Milano.

Ecco un estratto de La Pioggia

1992: la ‘Ndrangheta investe in cocaina ed eroina i miliardi ricavati dai sequestri di persona. I traffici con i narcos sudamericani si intensificano, e in pochi anni la mafia calabrese diventa la più potente del mondo. Milano, l’intera Italia, il Canada, l’Australia e tutta l’Europa si trasformano nel mercato immobiliare che le ‘Ndrine, ormai esperte di finanza internazionale, usano per riciclare fiumi di denaro sporco.
In quella che un tempo fu la capitale di un impero, Roma, la ‘Ndrangheta fonda il cartello Jonico, che inonda l’Europa di droga comprata da messicani e colombiani. Il motto è «Il mondo si divide in due parti: quella che è Calabria e quella che lo diventerà».
Il cartello Jonico, capeggiato da un boss, è forte di un’articolata struttura territoriale che comprende anche un’efficiente macchina della comunicazione e una spietata cellula militare.
Le forze di polizia non danno tregua alle cosche, ma i sequestri di stupefacente non fermano, se non in minima parte, i traffici illeciti miliardari che si svolgono su e giù per l’Atlantico. Il cartello è impenetrabile, gli ‘ndranghetisti sono ombre mute.
È il 10 dicembre del 2021. Roma.
Le nove della sera.
Renzo Bruni esce dalla questura e a piedi va verso l’auto parcheggiata sulla strada. A quell’ora negli uffici il traffico dei poliziotti in uniforme e in borghese si è diradato. Si alza il bavero del giaccone per ripararsi dal vento e si guarda intorno, mentre in via Medina i fari delle auto sfrecciano nervosi fendendo la pioggia notturna.
Renzo è stanco, avrebbe bisogno di stendersi su un letto senza pensare a niente, ma il cellulare vibra. È un sms di Italo D’Angelo: ORA TI CHIAMERÀ UNA PERSONA DI NOME GUIDO. ASCOLTALO.
Bruni sospira, rimette il telefono in tasca, ma subito riprende a vibrare. Sul display compare un’utenza non in memoria, lui passa un dito sull’icona verde.
«Il dottor Bruni della Polizia?» chiede una voce maschile bassa e cadenzata.
«Sono io. Chi parla?»
«Sono Guido. Italo D’Angelo dovrebbe averla avvisata.»
«Sì, mi ha mandato un messaggio. Cosa posso fare per lei?»
«Avrei bisogno di vederla al più presto.» Il tono dell’uomo è teso. «Di cosa si tratta?» chiede Bruni.
«Non al telefono. È una faccenda di cui dovremmo parlare di persona.»
«Possiamo vederci una di queste mattine in questura.»
«Sarebbe tardi, dottore. È un problema delicato, è necessario anticipare» dice Guido. «Può arrivare a qualsiasi ora, l’aspetterò.»
Bruni è sorpreso. «Mi sta chiedendo di venire a trovarla di notte per incontrare un estraneo che mi parlerà di cose che ignoro?»
«So che non è una richiesta usuale. Ma la prego di venirmi incontro.»
«Guido, o chiunque lei sia, non sono un investigatore privato. E domani mattina ho degli impegni.»
Dopo un attimo di esitazione, Guido dice: «Poco fa a Trastevere una ragazza di diciotto anni e il suo fidanzato, un americano, sono finiti in overdose da eroina. Il ragazzo è morto, lei è in coma».
Bruni stringe le labbra. «Mi dispiace molto. Ma sono già molto occupato in un’indagine e…»
«La ragazza è mia figlia.»

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