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Ultimo aggiornamento: 10:06 del 28 Agosto 2021

La regione Lazio si aggiudica all’asta la casa delle donne Lucha y Siesta. Cicculli: “Opposizione fa polemica? Deve rimanere bene comune”

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La Casa delle donne Lucha y Siesta potrà continuare a essere un bene comune, come lo è stato in questi ultimi 13 anni. La regione Lazio si è infatti aggiudicata all’asta la struttura, un ex deposito dell’Atac finito nel concordato preventivo della municipalizzata. “Siamo molto felici“, ha raccontato l’attivista Michela Cicculli. Non sono mancate però le polemiche dell’opposizione: “È normale che facciano le loro polemiche, anche senza alcuna base – ha commentato l’attivista – Ma noi continueremo a lavorare per far sì che questo rimanga un bene comune, di concerto con la Regione, attraverso le vie che la comunità sceglierà di darsi”.

Pochi giorni fa anche Nicola Zingaretti aveva commentato positivamente la notizia della vittoria dell’asta. “Abbiamo salvato Lucha y Siesta, una grande esperienza di protagonismo delle donne e lotta alla violenza di genere. Un patrimonio di tutta Roma e della nostra comunità – ha scritto il presidente della Regione – Lo abbiamo fatto perché è ipocrita riempirsi la bocca della parola diritti e solidarietà e poi assistere senza fare nulla alla chiusura dei servizi”.

Lo stesso spirito, ha continuato, “che ci ha portato, qualche anno fa, a salvare tutti i centri antiviolenza di Roma e provincia che rischiavano di chiudere. E poi a garantire alle donne spazi per organizzare attività culturali, di promozione delle pari opportunità, di contrasto agli stereotipi e alla violenza, con il bando sui luoghi delle donne che ha aiutato Lucha y Siesta, la Casa Internazionale delle Donne e altre preziose realtà nei quartieri”. Ora, aveva specificato Zingaretti, la “Regione Lazio resterà al vostro fianco, la vostra storia è un bene comune: i vostri valori sono anche i nostri. Grazie per il coraggio e l’impegno di ogni giorno”.

Le donne di Lucha y Siesta, ha fatto sapere Cicculli sono anche pronte ad accogliere le donne afghane e a costruire “con loro percorsi”. “Saremo con tutte quelle che decidono di lasciare l’Afghanistan, ma sosterremo anche quelle che rimarranno lì”.

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