Più contagi, più ricoveri e più morti fino a quattro volte di un anno fa quando il vaccino anti Covid era ancora solo una speranza. E da settimane il numero dei nuovi casi è stabile a 7mila. A leggere i numeri così come sono sembrerebbe che l’enorme sforzo della campagna vaccinale contro Sars Cov 2 e le sua varianti sia stato inutile o quasi. In realtà senza l’immunizzazione della popolazione i numeri che vediamo in questi giorni potrebbero essere moltiplicati fino a dieci volte come fa ipotizzare uno studio realizzato dal Centro per lo sviluppo globale, con sede negli Stati Uniti, e dall’Università di Harvard che hanno incrociato tre fonti diverse per valutare con maggiore precisione il numero di vittime provocate dal nuovo coronavirus in India e dove la contagiosissima variante Delta è stata rilevata la prima volta per poi diffondersi e diventare predominante in tutto il mondo in pochi mesi.

Patrizio Pezzotti, direttore del Reparto di Epidemiologia, modelli matematici e biostatistica del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, spiega al fattoquotidiano.it che sono diversi e tanti i fattori che non permettono il confronto, per esempio, tra i 5 decessi a causa del Covid riportati il 18 agosto 2020 e i 45 del 18 agosto scorso (ai 69 decessi registrati ne vanno sottratti 24 che arrivavano da un riconteggio della Sicilia, ndr). In primis c’è la battaglia contro Delta con un R0 pari a 9, mentre quello del ceppo circolante l’anno scorso era 3. Quindi un indice di trasmissibilità tre volte più alto. E bisogna sottolineare – come è possibile leggere nel report dell’Iss – che la stragrande maggioranza dei morti attuali non sono vaccinati e quei pochi che lo sono hanno quasi tutti più di 80 anni e quasi sempre hanno una o più comorbidità.

Allora dottore ci spiega cosa succede, i numeri di questi giorni preoccupano i cittadini
Parlo in qualità di scienziato e se il vaccino non dovesse funzionare saremmo i primi a comunicarlo. L’Istituto superiore di sanità è un ente che non si schiera. Noi siamo per l’introduzione di strumenti e dispositivi medici che aumentino la speranza di vita delle persone e che abbiano un beneficio. Se analizziamo il periodo 10 luglio – 10 agosto leggiamo che ci sono stati 143 morti tra i non vaccinati, 14 tra i parzialmente vaccinati e 34 morti tra quelli vaccinati. Tra questi ultimi 28 erano ultraottantenni, gli altri tra 60 e 79 anni. Ci sono zero morti tra i vaccinati fino a 60 anni e 35 morti tra i non vaccinati. Questa è la realtà. E come riporta uno studio recente dell’Iss, basato sulla valutazione delle cartelle cliniche e delle schede di morte, la maggior parte dei morti che avevano completato il ciclo vaccinale avevano più malattie o erano immunodepressi. Le nostre valutazioni sull’efficacia vaccinale, in accordo con tante pubblicazioni sia in Italia che in altri Paesi, suggeriscono che la vaccinazione riduce il rischio del 90%; sebbene sia un dato straordinario bisogna ribadire che una efficacia al 100% è solo teorica. Ma la copertura vaccinale più alta possibile serve anche per queste persone fragili. Ed è uno dei motivi per cui spingiamo per la vaccinazione dei giovani che come dice il Papa è anche un atto d’amore verso gli altri, i fragili, i genitori e i nonni.

Le persone comuni si chiedono perché con oltre 74 milioni di somministrazioni di vaccino abbiamo così tanti contagiati, ricoverati e morti
Succedono tante cose che spiegano questo fenomeno. Il primo è che noi l’anno scorso avevamo a che fare con un virus completamente diverso, molto meno trasmissibile. A parità di condizioni e mobilità l’anno scorso una persona era capace, in media, di infettarne tre, ora abbiamo un virus – la cosiddetta variante Delta ormai predominante – per cui una persona che si infetta è capace di infettarne, in media, nove. Un virus tre volte più trasmissibile del precedente. È una legge esponenziale enorme: un virus che ogni settimana si tramette tre volte di più dal punto di vista della crescita dei numeri è qualcosa di spaventoso rispetto all’altro. E l’anno scorso siamo usciti a maggio dal lockdown con una logica di comportamenti che non è quella attuale. Il secondo è che l’attuale mobilità delle persone, il numero dei contatti sociali che stiamo avendo da inizio estate non è esattamente lo stesso dell’anno scorso. Condizioni completamente diverse di apertura, sostanziali e anche di comportamenti. Lo abbiamo visto con gli Europei.

Il vaccino sta facendo il suo lavoro. Senza cosa sarebbe successo?
In realtà il vaccino sta contenendo, sta rendendo meno suscettibili all’infezione tante persone. Non è un caso che la situazione più grave è in Sicilia dove c’è una percentuale di vaccinati più bassa, soprattutto fra i 50enni e più. Relativamente all’India e questo forse non si è detto c’è uno studio realizzato dal Centro per lo sviluppo globale, con sede negli Stati Uniti, e dall’Università di Harvard in cui la mortalità in eccesso che loro hanno osservato a inizio di quest’anno (la variante Delta è stata per la prima volta rilevata in India, ndr) è di 4 milioni di morti. I valori sono 8-10 volte di più di quelli riportati sui siti internazionali. Attualmente il vaccino ci dà l’opportunità di non applicare, nonostante la Delta, il lockdown. Senza vaccino avremmo chiuso tutto. Fare un semplice paragone con un anno fa non è impossibile.

Ma senza vaccino quindi i 45 morti di ieri potevano essere 450?
È verosimile. I calcoli sono molto complessi. Certo sarebbero molti di più. Senza vaccino, a parità di comportamenti e di mobilità, non avremmo avuto 7mila diagnosi ma molte di più.

Nelle ondate precedenti raggiunto il picco, poi la discesa era abbastanza rapida. Sono almeno tre settimane che siamo fermi appunto a 7mila nuovi casi. Perché?
Molto semplice. Abbiamo fatto sempre interventi di chiusura: a marzo 2020 abbiamo chiuso l’Italia, a ottobre-novembre ci sono state le fasce a colori. Decisioni abbastanza drastiche: le misure non farmacologiche e quelle di restrizione sociale funzionano bene. Veda la Cina, l’epidemia è scomparsa. Il fatto che la curva non scende dipende da questo: ci sono i rave party, le discoteche che ufficialmente sono chiuse ma di fatto sono aperte. Noi tutti partecipiamo a feste, incontriamo amici, abbiamo ridotto l’uso della mascherina, siamo tornati ad abbracciare le persone. In Cina a Wuhan quando hanno intrapreso il lockdown duro hanno ridotto nelle settimane successive la trasmissibilità da 3 a 0.3. In Italia siamo arrivati a 0.5-0.6. Se alcune misure di restrizione non fossero state attuate in Italia ora forse parleremmo non di 130.000, i numeri sarebbero stati ancora più grandi. La mia è una considerazione ipotetica: davanti a una situazione critica la popolazione si sarebbe probabilmente chiusa in casa da sola.

Cosa ci aspetta quindi in autunno?
È verosimile che se il virus resta quello attuale, ma è uno scenario a cui mancano ancora degli elementi, non andremo incontro a un picco elevato come lo abbiamo avuto l’anno scorso a ottobre e novembre. L’andamento dell’epidemia non dovrebbe portarci a quasi mille morti al giorno come abbiamo avuto a fine ottobre 2020. Avremo un numero di casi, di ricoveri e di decessi certamente più piccolo. Non siamo tuttavia in grado di fare previsioni di qui a due tre-mesi perché queste dipendono da fattori molto incerti (per esempio l’evoluzione del virus e della sua trasmissibilità e patogenicità, riduzione dell’efficacia vaccinale al trascorrere del tempo dalla somministrazione delle dosi, copertura vaccinale raggiunta). Uno scenario possibile, assumendo che il virus non evolva ulteriormente e la vaccinazione prosegua a ritmi sostenuti e non si blocchi e assumendo la popolazione non aumenti in modo vertiginoso i contatti sociali, è che anche con l’apertura delle scuole e con il freddo ci sia possa essere un aumento ma non particolarmente elevato. Stiamo vedendo 7mila contagi al giorno è verosimile che cresceranno di qualche migliaio. Ma è uno scenario, non una previsione.

Si continua a parlare di terza dose. Da Israele arrivano i primi dati e gli Usa hanno deciso di iniziare a settembre.
È probabile che ci possa essere per gli immunodepressi. Al momento non ci sono “forti” evidenze della necessità di farla a tutti. Israele potrà essere un esempio per capire quale direzione intraprendere.

References

Previsioni, scenari, proiezioni: come si anticipa l’andamento dell’epidemia

I dati dell’Istituto superiore di Sanità

L’impatto delle vaccinazioni sulle infezioni

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