Nuovi “principi guida” per aumentare “il grado di equità generale del sistema” e disegnare un’architettura a in cui “non vi siano lavoratori esclusi dal sistema di protezione sociale”, attraverso un “universalismo differenziato”, ad esempio per dimensioni delle aziende.

Sono queste le fondamenta della bozza della riforma degli ammortizzatori inviata dal ministro del Lavoro Andrea Orlando alle parti sociali in vista di un nuovo confronto in programma lunedì 9. Tra le novità si ipotizza anche un “sistema di premialità” con la riduzione della contribuzione addizionale per le aziende che non ricorrano ai trattamenti di integrazione salariale “per un tempo significativo”.

Il documento intende coniugare “gli ammortizzatori sociali con il sostegno di mirate politiche industriali” e dovrà avere una “forte integrazione” con “efficaci ed effettive politiche attive del lavoro”. La bozza non precisa quante siano le risorse a disposizione ma ipotizza “una previsione di accompagnamento a carico della fiscalità generale” per tre anni, tra il 2022 e il 2024, per coprire “i costi degli ammortizzatori sociali sia in costanza di rapporto sia in mancanza di lavoro”.

La bozza prevede l’estensione della platea dei beneficiari degli ammortizzatori a tutti i lavoratori subordinati, anche con anzianità minima e compresi apprendisti e lavoratori a domicilio. Si ipotizza un aumento dell’integrazione salariale e durata differenziata per dimensione aziendale. La platea comprenderebbe comunque anche le aziende tra 1 e 15 dipendenti, estendendo così la cassa integrazione a chi non ha strumenti ordinari. E lo stesso avverrebbe con la Cigs. Per entrambe le casse integrazioni, la riforma azzererebbe l’attuale contatore.

Sulla base del testo così come concepito ora si avrebbe inoltre l’introduzione di due nuove causali: “prospettata cessazione dell’attività” e “liquidazione giudiziale”, oltre a specificare che la riorganizzazione aziendale potrà essere invocata anche in caso di “processi di transizione”. Verrebbe anche rafforzato il contratto di solidarietà, con incentivi e aumento delle percentuali di riduzione dell’orario ed esteso ulteriormente il contratto di espansione.

In questo quadro sarebbero confermate tutte le prerogative dei Fondi bilaterali, con la copertura obbligatoria che sarebbe assicurata anche alle aziende più piccole, tra 1 e 5 dipendenti, e sarebbe superata la cassa in deroga con la creazione di un Fondo emergenziale intersettoriale, finanziato con un contributo a carico dei fondi bilaterali.

Sul fronte delle politiche attive si consentirebbe l’accesso al programma Gol anche ai lavoratori in Cigs con accordo di ricollocazione o per prospettata cessazione. In quest’ultimo caso si introdurrebbero anche incentivi per i datori di lavoro che assumono dalla Cigs per prospettata cessazione, con la possibilità di utilizzare anche i contratti di apprendistato professionalizzante senza limiti di età.

Viene inoltre introdotto uno strumento ad hoc per i lavoratori dello spettacolo e più tutele per precari e anche autonomi, in attesa di valutare il funzionamento del nuovo Iscro, una sorta di Cig per i lavoratori indipendenti, per decidere un’eventuale stabilizzazione. Tra le misure, l’accesso al programma Gol per chi chiude la partita Iva, più giorni di malattia in caso di patologie gravi o oncologiche, più tutele per la maternità, oltre all’estensione dell’equo compenso a tutti i bandi e le selezioni della Pubblica amministrazione legati al Pnrr.

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