“Se affronti un’operazione per il cambio di sesso stai sostanzialmente commettendo un crimine autolesionista. E queste persone transgender sono davvero intrinsecamente disgustose per me”. E ancora: “Posso capire gay, lesbiche e così via. Ma sai chi non capisco per niente? I transgender”. Chi risponde così ai microfoni di Prima News Cnn è il presidente 76enne della Repubblica Ceca Miloš Zeman che, commentando la legge ungherese che vieta la promozione o la rappresentazione dell’omosessualità o il cambiamento di genere, attacca chi la critica parlando di “interferenze negli affari interni”. Di fatto, se 17 Paesi europei si sono già espressi apertamente contro il provvedimento, Praga continua a restare in silenzio. “Viktor Orbán non dice di essere contro gli omosessuali – continua Zeman -, ma di essere contro la manipolazione dei genitori e dei bambini in tema di educazione sessuale. Non ho motivo per non essere d’accordo con lui, perché sono decisamente infastidito da suffragette, movimento Me too e Gay Pride di Praga”. Per Zeman l’educazione sessuale non è un tema per “i bambini delle elementari“, ma per i ragazzi del liceo. E “se fossi un po’ più giovane – ha aggiunto -, organizzerei una grande manifestazione di eterosessuali a Praga. E saremo milioni”. Parole e fatti che sono ancora più sorprendenti visto che il partito di Zeman si chiama Partito dei diritti civili ed è posizionato su posizioni di centrosinistra, anche se nato da una scissione dal partito socialdemocratico.

I diritti Lgbt e il dibattito in Europa – Il tema è pesantemente entrato nel dibattito politico europeo nelle ultime settimane. In Italia si è acceso lo scontro col Vaticano che ha impugnato il Concordato criticando il ddl Zan, mentre a Bruxelles l’Unione europea e i suoi leader si sono schierati contro la nuova legge varata dal Parlamento magiaro che vieta l’esposizione e la diffusione di contenuti riguardanti l’omosessualità ai minori. Sul tema sono tornati i capi di stato e di governo al termine del Consiglio europeo la settimana scorsa, dove è stata aperta la discussione sui diritti Lgbt.

“È stato difficile, ma era necessario parlarne”, ha detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel in conferenza stampa, sottolineando l’importanza della discussione che affrontava i “diritti fondamentali”. “E’ stata una discussione molto franca, sui valori, che era necessaria, perché riguarda le identità personali, i sentimenti”, ha spiegato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, “I nostri valori – ha detto – sono molto chiari, sono custoditi nell’articolo 2 dei Trattati, e noi dobbiamo essere all’altezza di questi”. Ad alzare i toni era stato il premier olandese Mark Rutte che ha invitato Budapest a fare come il Regno Unito e ad abbandonare il blocco dei 27.

L’Ungheria ha respinto l’idea di uscire dall’Unione e il premier Orban ha chiesto all’olandese di “mostrare più rispetto per gli ungheresi”. La discussione ha segnato una spaccatura dell’Ue con Polonia e Slovenia che hanno fatto quadrato attorno a Orban. L’Unione europea deve combattere una battaglia “culturale” e “civiltà” per fermare l’ascesa di idee illiberali che stanno “minacciando i nostri valori”, ha avvertito il presidente francese Emmanuel Macron. Il leader ha condannato la nuova legge in nome della “dignità umana” e della “libertà individuale”, sostenendo il piano della Commissione di avviare un’azione legale contro Budapest, ma ha affermato che “sarebbe sbagliato puntare il dito contro Orban senza riflettere sui motivi che spingono alcuni paesi dell’Europa orientale a voltare le spalle ai valori democratici”.

“Dobbiamo dare contenuto, prospettive e significato ai nostri valori liberali, nel senso politico e filosofico del termine e mostrare la forza delle nostre democrazie“, ha aggiunto il presidente francese sottolineando che “Non è tanto lo sviamento delle leggi che mi preoccupa” quanto “lo sviamento nelle menti e nelle mentalità. E come tale è una battaglia culturale e di civiltà che dobbiamo combattere”.

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