Viktor Orban arriva a Bruxelles come osservato speciale. Il primo ministro ungherese è nella capitale belga, come gli altri capi di Stato e di governo dei Paesi membri, a pochi giorni dall’approvazione da parte del Parlamento di Budapest della legge contro la “promozione dell’omosessualità” che gli altri Paesi Ue, in coro, hanno bollato come discriminatoria. Un atto che sarà quindi al centro delle discussioni in questa due giorni di Consiglio Ue, durante la quale si parlerà di diritti Lgbtqi, ma anche di immigrazione, con i colleghi che non hanno intenzione di fare sconti al leader del Gruppo di Visegrad.

Non sono bastate le parole, in mattinata, con le quali il premier ungherese ha tentato di giustificare la linea governativa riguardo a una legge che, tra le altre cose, mette al bando per i minori film, libri o prodotti tv con contenuti Lgbtqi: sotto il Comunismo in Ungheria l’omosessualità era punita per legge e “io sono un combattente per la libertà, ho difeso i diritti degli omosessuali“, ha dichiarato il leader di Fidesz. Le leggi approvate dal Parlamento ungherese “non riguardano l’omosessualità”, bensì “la difesa dei diritti dei bambini e dei genitori”. “È sempre meglio prima leggere e poi parlare – ha poi aggiunto – Le leggi riguardano il modo in cui i genitori vogliono educare i figli”. La legge “non è nell’agenda” del Consiglio europeo, ma “sono a disposizione di chiunque” voglia chiarimenti. In ogni caso, precisa, “la legge è fatta e funziona”.

Dopo la lettera di 16 Paesi europei, firmata anche dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, nella quale si rivendica “il sostegno alla diversità e l’uguaglianza Lgbtqi”, i capi di Stato e di governo hanno preso posizione anche singolarmente prima del vertice europeo. Durissimo l’intervento del capo del governo olandese, Mark Rutte, secondo cui, con questa legge anti-Lgbt, “l’Ungheria non ha posto nell’Ue”: “Non credo che Orban” ritirerà la legge, ha dichiarato. “È spudorato e perciò penso che andrà avanti. L’obiettivo a lungo termine è mettere l’Ungheria in ginocchio. Devono capire che o sono membri dell’Unione europea, e perciò della nostra comunità di valori dove nessuno può essere discriminato in base al colore della pelle, al genere, all’orientamento sessuale o qualsiasi altra cosa, come previsto dall’articolo 2 dei Trattati, che non è negoziabile, o ne sono fuori”.

Il primo è stato il premier irlandese, Micheal Martin: “Riteniamo che la decisione dell’Ungheria violi i diritti fondamentali della Ue per le sue posizioni sulla comunità Lgbt, quindi dobbiamo avere una posizione forte perché l’inclusività è un valore fondamentale dell’Unione europea”, ha dichiarato. Netto anche il presidente francese, Emmanuel Macron, che ha anche lui ribadito che “i nostri valori dell’Ue si fondano sul rispetto della dignità di ciascuno. Perciò lotta contro le discriminazioni e nessuna debolezza a questo riguardo perché mettono in pericolo lo stato di diritto“. Ha poi preannunciato che “avremo una discussione tra Stati membri, sarà franca e ferma. E mi aspetto che le istituzioni Ue, a nome di tutti e dei nostri principi, mettano in atto le procedure previste”.

Stessa richiesta che arriva dal presidente del parlamento Ue, David Sassoli: “Quando i valori democratici sono attaccati, la nostra risposta deve essere ferma. Ma per essere forti e convincenti sulla scena internazionale dobbiamo essere coerenti e garantire l’applicazione dello stato di diritto e dei diritti fondamentali che chiediamo agli altri di rispettare. La discriminazione, sia essa razziale, religiosa, basata sull’orientamento sessuale o altro, è incompatibile con i valori fondamentali dell’Ue. Ecco perché siamo preoccupati delle recenti iniziative legislative in Ungheria”.

Il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ha fatto sapere che la questione sarà discussa nel corso della cena di questa sera tra i leader, dopo la prima giornata di negoziati europei. In quell’occasione, ha specificato il premier lussemburghese, Xavier Bettel, promotore dell’iniziativa che ha coinvolto i 16 Paesi Ue, “dirò a Orban che le proposte che ha fatto e le leggi che fa votare sono inaccettabili. L’Europa è un progetto di pace, di tolleranza e di diritti, è triste doverlo ricordare”.

Uscendo dai confini comunitari, sul tema si è espresso anche il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: “Nessuna discriminazione è accettabile in qualsiasi circostanza e ogni discriminazione contro persone Lgbtqi è totalmente inaccettabile nelle nostre società moderne”.

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Sassoli: “Moralmente inaccettabile che le questioni di immigrazione e asilo siano legate alle vicende elettorali dei singoli Paesi Ue”

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