Nessun documento utile all’estradizione di Chico Forti, condannato per omicidio nel 2000 negli Usa alla pena dell’ergastolo e attualmente recluso in un penitenziario della Florida, è mai arrivato finora in Italia. E senza quei documenti l’ex velista e produttore televisivo, che ha già trascorso 20 anni di carcere negli Stati Uniti per un delitto che ha sempre dichiarato di non avere commesso, non può rientrare in Italia, dove da sei mesi attende di essere trasferito. Sul caso è tornata a intervenire la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, che ha indirizzato al Dipartimento di Giustizia americano e per l’esattezza all’attorney general, Merrick B. Garland, un’altra lettera, dopo quella inviata a marzo al governatore della Florida. La richiesta di via Arenula è che “dopo oltre 20 anni già trascorsi in carcere in America, Forti possa essere trasferito quanto prima in Italia, per scontare la pena nel suo paese d’origine”.

Chico Forti Forti, 60 anni, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike, 40enne australiano figlio di Tony, patron del Pike Hotel. Forti incontrò l’uomo appena atterrato all’aeroporto di Miami. Ventiquattrore dopo il corpo dell’australiano viene ritrovato senza vita con due colpi di pistola calibro 22 alla testa in spiaggia. Era il 15 febbraio 1998 a Miami. Forti era stato uno dei suoi ultimi contatti, ma si è sempre proclamato innocente. Lo scorso 23 dicembre il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha annunciato il suo trasferimento in Italia, ma da allora il caso sembra aver subito uno stop. Al centro dell’impasse i documenti che il dipartimento della giustizia degli Stati Uniti avrebbe dovuto mandare al ministero della Giustizia per accordarsi sulla commutazione della pena dal momento che l’ergastolo senza condizionale cui è stato condannato l’ex sportivo non esiste nell’ordinamento italiano. Senza quei documenti, Forti non può rientrare in Italia.

Chico Forti, che si proclama innocente – ha commentato Luigi Manconi, che ha seguito a lungo il caso della detenzione dell’ex velista anche quando era presidente della commissione Diritti umani del Senato -, ha passato 21 anni in carcere, ora nel dicembre scorso ha ottenuto questa possibilità di scontare la pena in Italia in virtù della Convenzione di Strasburgo (sottoscritta da Italia e Usa il 21 marzo 1983, che consente il trasferimento nel paese d’origine di persone condannate all’estero, ndr), ma da allora nulla di certo gli viene comunicato e dunque da sei mesi si trova in una logorante situazione di sospensione“.

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