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Roma, bulli insultano e lanciano uova a un ragazzo autistico che non usciva di casa da tre anni. Poi si scusano: “Hanno capito lo sbaglio”

Matteo, la vittima, non esce mai di casa, ma aveva preso a percorrere almeno il vialetto dell'abitazione da qualche settimana. Dopo l'episodio e la denuncia della madre, i bulli si sono recati a casa della famiglia per scusarsi: "Verranno a trovarlo tutte le settimane"
Roma, bulli insultano e lanciano uova a un ragazzo autistico che non usciva di casa da tre anni. Poi si scusano: “Hanno capito lo sbaglio”
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Una storia di bullismo – ma stavolta con un lieto fine – nella periferia est di Roma, zona Villaggio Prenestino. Vittima della prepotenza un ragazzo autistico, Matteo, che uscito di casa per la prima volta dopo tre anni – come raccontato da RomaToday – è stato subito insultato da alcuni giovanissimi bulli, tra i 17 e i 18 anni, che gli hanno lanciato addosso delle uova, fortunatamente non colpendolo. Subito dopo la denuncia sui social della madre, però, i bulli si sono scusati e hanno promesso di trascorrere del tempo con lui.

Matteo è il volto dell’associazione “I colori di Matteo”, fondata dalla madre Sara Fioramanti, che si occupa di sport e inclusione a beneficio dei ragazzi autistici del VI Municipio di Roma. Come lei stessa racconta, Matteo non esce mai di casa per paura del mondo esterno, ma da qualche settimana aveva preso a percorrere almeno il vialetto dell’abitazione. “Arriva fino in fondo, controlla che la sua macchina sia a posto e rientriamo”, spiega. La sera del 2 giugno, Sara e Matteo si trovavano proprio sul vialetto quando dei ragazzi a bordo di un’auto sono passati più volte e hanno cominciato a ridere del ragazzo gridandogli “obeso”.

Dall’auto avevano lanciato anche delle uova e a quel punto la madre si era parata davanti al figlio, per fargli da scudo. “Che ne sanno dell’autismo – aveva commentato – che vengano a scusarsi, con lui e con me”. E così, a sorpresa, è stato. Proprio ieri i bulli hanno avuto il coraggio di recarsi a casa del ragazzo per scusarsi e mettersi a disposizione. E Sara li ha perdonati: “Che dovevo fare – dice all’edizione romana di Repubblica -, sono una madre anche io. Hanno capito di aver fatto una cosa sbagliata, hanno detto di non sapere che Matteo fosse autistico e promesso di venire a trovarlo tutte le settimane. Per fortuna questa brutta vicenda ha avuto il suo lieto fine“.

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