Mia moglie, colpita da Alzheimer, ha ormai una paralisi parziale. Il 2 febbraio scorso le è stata prescritta, per ritardare drammatici peggioramenti, una fisioterapia domiciliare. A tutt’oggi, nonostante le mie ripetute segnalazioni al centro specializzato convenzionato con il Sistema sanitario nazionale e le frequenti rimostranze con l’assessore competente del comune di Napoli nessuno si è fatto vivo. Ho scritto al ministro della Disabilità, al ministro della Salute, al Presidente della Regione, al direttore della Asl NA1 e al direttore del Distretto 24 senza ricevere risposta… cosa altro devo fare?

Questa lettera mi è giunta poche ore fa da un militare 90enne in pensione. È incredibile come al sottoscritto debbano essere recapitate queste tremende richieste di aiuto, urla nel silenzio della indifferenza della burocrazia e della ignavia della politica. Come è possibile che in un Paese che può permettersi di sprecare decine di miliardi di euro seguitando a non far pagare le tasse alle multinazionali, che in questo tempo di pandemia hanno decuplicato i loro profitti, accada questo? Cosa deve accadere perché una donna ultraottantenne con una grave malattia degenerativa possa ricevere un ristoro dalle cure nella mia città? Perché a Napoli questo sembra essere impossibile al punto da spingere una persona a scrivere addirittura a me? Perché?

È difficile appassionarsi alla tenzone politica scoccata in queste ore tra i candidati a sindaco di Napoli senza ricordare questa lettera. La politica, la buona politica, è quella che diventa “prossimo” per chi è vicino e per chi è lontano da noi. La buona politica è ancora prima quella che ipotizza soluzioni, traccia strade, incoraggia la speranza che a Napoli non debbano più esserci persone che siano costrette a chiedere invano, per oltre 120 giorni, assistenza e terapie indispensabili per conservare una vita dignitosa.

Se i candidati a sindaco provassero a fare questo, raccontando e spiegando chiaramente come e cosa possono fare concretamente per il mittente della mia lettera, inizieremmo forse a considerarli credibili. In fondo la credibilità è proprio l’ingrediente capace di trasformare un candidato in un vincitore. Anche se a me piacerebbe tanto che a vincere fosse la nostra signora e a perdere la sua malattia. E così, d’improvviso, avrebbe senso anche la politica. E i suoi protagonisti.

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