Sette miliardi di euro per lo sviluppo del vicinato nel Mediterraneo. Sette miliardi che, come ha dichiarato la commissaria europea agli Affari Interni, Ylva Johansson, in un’intervista a Repubblica, dovranno servire anche a creare le condizioni di pace, sviluppo economico, posti di lavoro e gestione delle situazioni di emergenza interne che permettano di regolare i flussi migratori verso l’Europa. Ma la nuova Agenda per il Mediterraneo, proposta dalla Commissione Ue a febbraio, ha, almeno leggendo le conclusioni approvate dal Consiglio Ue a fine aprile, uno sguardo ben più in là nel tempo rispetto alle esigenze prossime dei Paesi al confine sud dell’Europa, compresa l’Italia: gestire la nuova ondata di flussi migratori attraverso il Mediterraneo attesa con l’inizio dell’estate.

È anche con l’intento di investire questi sette miliardi messi a disposizione dall’Unione europea, con i quali si prevede di mobilitarne un totale di trenta grazie all’inserimento di investimenti privati e dei governi nazionali, che la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, è arrivata in Tunisia insieme alla commissaria Johansson per mettere sul piatto del governo di Tunisi nuovi fondi per gestire la nuova ondata migratoria. Allo stesso tempo, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sarà parte della delegazione che con gli stessi obiettivi, seppur in contesti ben diversi, si recherà in Libia a parlare con il primo ministro del nuovo governo, Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh. In questi due casi l’Unione europea ha deciso di muoversi in maniera unita, visto che insieme al capo della Farnesina ci saranno anche il commissario europeo per l’Allargamento e la Politica di Vicinato, Olivér Várhelyi, e il capo della diplomazia maltese, Carmelo Abela. Ma i soldi che Bruxelles è pronta a mettere sul piatto non potranno gestire la prossima emergenza: i sette miliardi della nuova Agenda per il Mediterraneo serviranno infatti a favorire lo sviluppo dei Paesi del Nord Africa, anche con l’obiettivo di creare alternative alla popolazione che limitino i flussi migratori, ma non potranno avere un impatto tangibile nel breve termine. Come ha specificato Johansson, per gli accordi con Tunisia e Libia, senza considerare l’instabilità che caratterizza l’esecutivo di Tripoli, si dovrà aspettare almeno fino alla fine del 2021.

L’obiettivo alla base della nuova agenda è quello di favorire la stabilizzazione e la pacificazione di quei Paesi di confine che si dovranno occupare della gestione dei flussi migratori verso l’Italia e il resto d’Europa. Il tutto accompagnato da una serie di interventi economici che secondo le conclusioni approvate dal Consiglio Ue a fine aprile dovranno rimanere legati a cinque pilastri fondamentali: sviluppo umano, buongoverno e Stato di diritto; resilienza, prosperità e transizione digitale; pace e sicurezza; migrazione e mobilità; transizione verde. Ma al punto riguardante le migrazioni non si fa cenno alla gestione dell’emergenza in mare, se non rimarcando l’impegno dell’Europa “a favore della protezione internazionale e di soluzioni salvavita, compresa la prevenzione della perdita di vite umane in mare e il sostegno alle comunità di accoglienza e di transito nella regione”, oltre a garantire cooperazione per “affrontare le cause profonde della migrazione irregolare e dello sfollamento forzato tramite la creazione di opportunità socioeconomiche, migliorando in particolare le prospettive per i giovani, anche attraverso le iniziative previste dal piano economico e d’investimento nel contesto della ripresa dalla crisi Covid-19“. Inoltre “saranno priorità fondamentali il rafforzamento delle capacità per una governance efficace della migrazione e dell’asilo, compresa la gestione delle frontiere, lo sviluppo di capacità nel settore della ricerca e del soccorso, una cooperazione rafforzata e completa in materia di rimpatrio e riammissione, il ricorso a tutte le pertinenti politiche a disposizione dell’Ue e la reintegrazione sostenibile, compresa la promozione del rimpatrio volontario”.

Tutto in linea con la politica portata avanti in questi anni dall’Ue sull’esternalizzazione dell’emergenza che, però, non contribuirà a risolvere i problemi a breve termine, visto anche che si parla di accordi previsti, nelle migliori previsioni, per la fine del 2021, con la nuova stagione estiva degli sbarchi appena iniziata e che coinvolgerà in primis Italia e Spagna. A questa avrebbe dovuto far fronte il nuovo Patto sull’immigrazione presentato dalla Commissione a settembre che, però, rimane bloccato, a pochi giorni dal prossimo Consiglio europeo di lunedì e martedì, a causa dei veti incrociati dei Paesi che non vogliono una redistribuzione obbligatoria dei migranti e, dall’altra parte, quelli come l’Italia che chiedono maggiore solidarietà europea nella gestione delle persone sbarcate in territorio dell’Ue o salvate in mare dalle ong.

Quelli dell’agenda per il Mediterraneo saranno quindi sette miliardi che guardano al futuro, a un graduale miglioramento delle condizioni di vita e alla creazione di nuove opportunità nei Paesi di partenza e transito dei flussi migratori, ma che non impatteranno nell’immediato sugli sviluppi dei prossimi mesi. Per fare ciò, serve che i 27 Stati membri arrivino a un punto d’incontro sulla gestione interna degli arrivi che, nei vari tentativi di superare gli Accordi di Dublino, non è mai stato trovato.

Twitter: @GianniRosini

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