Se nel 2019 i britannici si erano risvegliati con la bocca aperta di fronte a un Paese in mano a una sorprendente maggioranza di Boris Johnson, questa nuova tornata elettorale è forse ancora più sbalorditiva. I risultati che stanno lentamente cominciando ad emergere dallo spoglio dei voti in Inghilterra hanno la forza di un terremoto politico di portata storica.

È Hartlepool a dare il primo shock alla nazione. I conservatori hanno espugnato questa cittadina dell’Essex, una roccaforte laburista fin da quando era diventata una circoscrizione elettorale, 56 anni fa. L’apoteosi dell’esito delle suppletive a Hartlepool rafforza la leadership del premier che ha visto la sua maggioranza rimpolpata dai voti degli elettori brexiteer. In questa cittadina, tra le più colpite dal Covid-19, Johnson potrebbe essere stato premiato anche dal successo della sua poderosa campagna vaccinale che gli ha portato lustro anche rispetto agli altri leader europei e mondiali. Brexit, ripresa post-covid, lavoro: e così Hartlepool è il simbolo delle priorità di una fetta di britannici che ora si affidano ai conservatori.

Si tratta di un colpo grosso messo a segno dal premier Johnson nel primo test per la sua leadership dopo le elezioni del 2019 in cui aveva fatto razzia di seggi rossi del partito di Jeremy Corbyn. La nuova speranza dell’opposizione, Keir Starmer nonostante il suo grido “ sleaze sleaze sleaze” (riprovevole) lanciato contro il premier Tory evidentemente non è riuscito a riportare linfa ed energia elettorale in un partito sderenato dal suo predecessore, “mandato nudo e senza programmi efficaci” ad affrontare gli elettori, ha commentato l’ex cancelliere ombra laburista John McDonnell. Mentre si attendono gli esiti nei 143 comuni in Inghilterra in cui ieri si è votato, dai primi dati Starmer è già bocciato come leader e i laburisti non solo devono fare i conti con la batosta di Hartlepool, persa con 7mila voti di scarto, ma sono già schiacciati dai conservatori in alcuni comuni chiave come le roccaforti rosse di Oldham e Sunderland, ora tinte di blu.

Il futuro è deprimente per la sinistra britannica che si ritrova senza armi, prospettive, per non dire la leadership per arginare l’aggressiva avanzata dei conservatori anche dopo 11 anni di governo. La posta è alta a City Hall, dove il sindaco laburista Sadiq Khan è in corsa per il secondo mandato, e soprattutto nei parlamenti del Senedd, in Galles, e Hoylrood, in Scozia, dove l’avanzata dei conservatori, data per ora come fantapolitica, potrebbe essere l’unica arma per fermare i venti secessionisti soffiati dai gruppi nazionalisti. La first minister scozzese, Nicola Sturgeon è data per super-favorita ma fondamentale per le sorti del Regno Unito sarà il margine di maggioranza che otterranno il suo partito Snp (Scottish National Party) e i partiti pro-indipendentisti degli Scottish Green e Alba dell’ex fautore del referendum secessionista del 2014, Alex Salmond. La conta dei voti procede con cautela e lentezza per via delle misure anti-covid, mentre il Paese resta con i nervi tesi per il futuro dell’unità dell’isola.

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