Uno degli aspetti più sconsolanti del decadimento culturale contemporaneo nel nostro paese è l’indifferenza nei confronti dei giovani talenti nostrani, costretti spesso ad andare all’estero per ottenere il giusto riconoscimento. Le posizioni strategiche in ambito culturale sono spesso occupate da persone che hanno più di sessant’anni, quasi tutti uomini, basti vedere come le opinioni principali dei giornali più letti siano talvolta espresse da giornalisti ottantenni.

L’età, certo, non deve essere una discriminante in nessun senso, è interessante avere lo sguardo di altre generazioni sulla realtà contemporanea. Andrebbe benissimo se ci fosse anche spazio, però, per i giovani protagonisti dell’arte e della cultura italiana, pienamente calati nella contemporaneità. In passato, su queste colonne, ho evidenziato il grande talento del sassofonista Vittorio Cuculo, del quale vorrei tornare a parlare al più presto.

Oggi vorrei parlarvi di Emiliano Mazzenga, giovane compositore romano, molto apprezzato negli Stati Uniti e richiestissimo nell’ambito delle colonne sonore. Parliamo di un artista notevolmente prolifico e che, nonostante abbia 31 anni, ha vinto già la bellezza di 14 premi internazionali. Mi sembra giusto, quindi, presentarvi un breve profilo del compositore.

Formatosi al Conservatorio, dopo le prime prove di composizione come autore delle musiche di diversi spettacoli teatrali, Mazzenga ha iniziato un percorso variegato, arricchito da numerose collaborazioni, molto diverse per ambito e ispirazione: da colonne sonore per trasmissioni televisive e film alla collaborazione con il gruppo comico Minimad, le cui serie hanno superato le cento milioni di visualizzazioni su YouTube. Questa prima svolta di visibilità ha portato Mazzenga a collaborare con diversi registi americani.

Qui il vero salto: l’incontro con Christopher Young (noto compositore hollywoodiano che ha realizzato le colonne sonore di più di 100 film tra cui Spiderman 3 e Sinister) che lo ha invitato a traferirsi a Los Angeles. Da lì l’esplosione, le collaborazioni prestigiose, i numerosi premi, la stima pubblica di figure come Conrad Pope (orchestratore di musiche per film delle saghe di Harry Potter e Star Wars, tra l’altro). Come ha detto il citato Christopher Young: “Emiliano è un compositore molto talentuoso, con la capacità di cogliere sia l’azione drammatica che la musica. La sua eredità musicale italiana unita con la sua sensibilità gli donano una personalità musicale unica”.

Anche se è a Los Angeles da meno di due anni, ha già registrato e diretto la sua musica in studi di registrazione storici di Hollywood. Basti citare i famosi Capitol Studios dove hanno registrato artisti del calibro di Frank Sinatra, Bob Dylan, Paul McCartney, oppure East West Studios dove pietre miliari della musica come Thriller di Michael Jackson o la colonna sonora Il Padrino di Nino Rota hanno visto la luce. Se gli chiedessimo qual è stata l’emozione più grande della sua carriera, risponderebbe quella di calcare il Warner Bros Eastwood Scoring Stage dove sono state registrate alcune delle colonne sonore più importanti di sempre del cinema americano.

Mazzenga nella sua carriera ha composto colonne sonore di ispirazione drammatica (per Landing di Eris Zhao), romantica (Hangout, attualmente su Amazon Prime Video e Disney+ Hotstar), comica (Wrecked) , epica (Until we die) oltre a una commovente reinterpretazione orchestrale del finale di The Truman Show (Was Nothing Real?) con la quale ha vinto la competizione Premio Carlo Gargioni nel 2019. Ricordiamo, tra le recenti collaborazioni, Eli Moran, un lungometraggio drammatico diretto dal regista newyorkese TJ Collins e il pluripremiato cortometraggio Dalì, dedicato al geniale e controverso pittore spagnolo, realizzato dal regista indiano Kabeer Khurana.

Coerente con la sua attitudine, Mazzenga ora sta lavorando contemporaneamente a diversi progetti, di natura molto diversa; un lungometraggio drama-horror brasiliano dal titolo Void, un cortometraggio sci-fi romantico intitolato Beta, la musica del primo episodio di Short Adam, una serie tv comica con diversi attori americani di spessore tra cui Celia Imrie (Il Diario di Bridget Jones), Joel McHale (Community), Bruce Thomas (La Rivincita delle Bionde) e Charles Baker (Breaking Bad).

Mi è parso giusto ricordare l’esempio di un giovane artista italiano, così prolifico e apprezzato a livello internazionale, per spazzare via una serie di luoghi comuni pervicaci sull’inanità delle nuove generazioni e la scarsa applicazione pratica delle professioni artistiche.

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