Raul Mordenti, da oltre cinquant’anni pilastro di quella sinistra che non c’è più ma della quale si sente sempre più maledettamente bisogno, mi chiede di scrivere qualcosa a favore del proporzionale. Raul ha dedicato a questo tema un suo recente editoriale comparso sul manifesto.

Scrive Raul: “Con il maggioritario (un pilastro portante del Piano di rinascita di Gelli) la destra ha potuto gestire la crisi di Tangentopoli, ha mortificato le assemblee elettive sostituendole con la scelta del ‘capo’ (sindaco o presidente di Regione, che essi chiamano ‘governatore’), ha distrutto con i partiti ogni forma di partecipazione popolare e dal basso, rendendo la politica preda esclusiva dei mass media: senza il maggioritario Berlusconi sarebbe stato impensabile”. E aggiunge: “I vari sistemi elettorali con maggioritario, sbarramenti, premio di maggioranza etc., nonostante le varie condanne della Corte (non seguite, incredibilmente, da alcuna conseguenza pratica), hanno impedito al conflitto sociale di rappresentarsi nel Parlamento, escludendone soprattutto la sinistra di opposizione e causando una continua diminuzione del numero dei votanti (era del 90,6 nel 1979, arrivato nel 2018 al 72,6 e alle amministrative talvolta vota meno del 50%)”.

Si tratta di un’analisi molto acuta che sottoscrivo in pieno. Anzi aggiungo a mia volta che non solo il maggioritario è il sistema elettorale ideale per la nostra pessima destra ma costituisce, di per sé, la negazione piena e totale di ogni metodo e sistema democratico, in quanto impedisce a una parte della società, che può arrivare fino praticamente alla metà, di essere rappresentata politicamente.

Le conseguenze del resto sono sotto gli occhi di tutti. Da quando la bizzarra e funesta coppia formata da Segni junior e da Occhetto decise di sterzare verso il maggioritario, ponendo in tal modo le basi per la rottamazione della democrazia italiana (Occhetto per conto suo aveva già rottamato il Partito comunista che di quella democrazia rappresentava il più saldo fondamento), la partecipazione democratica è costantemente calata: mafie, corrotti e interessi privati di ogni genere si sono impadroniti di ogni spazio ed organismo pubblico e fra le masse che un tempo si mobilitavano è subentrato lo sconforto via via più pieno ed irrecuperabile.

Tale situazione estremamente inquietante ha delle conseguenze immediate sulla qualità della vita di ciascuno di noi. Il berlusconismo, che come scrive Raul è stata la prima conseguenza del maggioritario, ha avvelenato la nazione italiana, abbassandone bruscamente il livello culturale, ed una delle conseguenze è stata l’indecente qualità di una classe politica che peggiora in continuazione ed è a sua volta uno dei frutti malati di questo sistema elettorale, caratterizzato dal taglio dei rapporti tra elettori ed eletti, da un’estrema frammentazione della rappresentanza colla nascita di una serie di gruppuscoli autoreferenziali di potere che rappresentano solo se stessi o qualche lobby e dall’attacco frontale alla vera partecipazione democratica.

L’abbassamento della qualità della vita pubblica ha riflessi molto concreti anche sui servizi di cui tutti noi usufruiamo, come dimostrato dalla disastrosa situazione della sanità pubblica rivelata dalla pandemia. Il venir meno della partecipazione e del controllo democratico, infatti, ha agevolato ogni genere di privatizzazione. Oggi, per colmo di beffa, alcuni dei protagonisti della distruzione del sistema sanitario che hanno operato in collusione con importanti gruppi privati e sono stati condannati al carcere per corruzione, hanno ricevuto la restituzione degli ingenti vitalizi di cui godevano, al pari del resto degli altri parlamentari. La “casta” è sempre più autoreferenziale, sempre più sfacciata, sempre più scandalosa.

Nel frattempo veniamo a sapere come l’apparato pubblico, che dovrebbe gestire gli ingenti fondi europei stanziati per il recupero post-Covid, è stato a sua volta a tal punto debilitato dalle politiche di privatizzazione, che le relative scelte saranno in sostanza demandate a una congerie di società private che non solo riceveranno finanziamenti molto ingenti ma decideranno loro a cosa destinare quei fondi. Campo libero quindi, anche qui, per le lobby, come quella della Tav e tante altre, alla faccia dell’ecologia e dell’ambiente.

Operazioni e sistemi davvero raccapriccianti che nascono dall’indebolimento del potere dei cittadini. Ripristinare il proporzionale significherebbe invertire la tendenza a tale indebolimento, ma non c’è davvero di che essere ottimisti. La destra non vuole perché non le conviene e la sinistra non esiste. Basti dire che tra le motivazioni del siluramento di Conte c’è stato probabilmente anche il suo impegno per il proporzionale. Tuttavia la battaglia va ripresa, perché si tratta di una battaglia di principio e di affermare un principio democratico fondamentale, quello secondo il quale ad ogni testa deve corrispondere un voto.

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