Musica

Concerti dal vivo: in Olanda, Spagna e Gran Bretagna si fanno (con pandemia in corso ma in sicurezza). E da noi?

Governo e operatori musicali insieme in Europa per far ripartire i live. Parole chiave? Tamponi e tracciamento. E così si fanno esperimenti riusciti in Paesi non certo a covid zero. Perché in Italia è tutto fermo?

di Federica Artina

La Spagna ci riprova
Ma l’Olanda non è l’unica nazione che prova a riaccendere la musica e le emozioni dal vivo. La Spagna infatti, dopo l’esperimento dell’Apolo, ci ha riprovato. I riflettori si sono accesi nuovamente a Barcellona, dove sabato 27 marzo al Palau Sant Jordi 5.000 spettatori hanno potuto assistere al concerto dei catalani Love of Lesbian. Nel prezzo del biglietto, tra i 23 e i 28 euro, lo spettatore (che doveva avere un’età tra i 18 e i 65 anni) aveva compreso un test antigenico rapido e una mascherina Ffp2 da indossare durante la permanenza al concerto. Il giorno dell’evento sono stati allestiti tre punti in tre diverse zone di Barcellona per effettuare il tampone rapido. Per accedere all’evento i requisiti erano dunque: il test negativo, una app scaricata sul proprio smartphone dove veniva generato il QR code che attestava la negatività al tampone rapido effettuato qualche ora prima, temperatura inferiore ai 37,5 gradi rilevata all’ingresso e assenza di contatti con un positivo al COVID 19 nei 10 giorni precedenti al concerto (qualora fosse successo, gli organizzatori garantivano il rimborso del biglietto). All’interno del Palau Sant Jordi il pubblico è stato diviso in tre macrogruppi da 1800 persone, ai quali è stato assegnato un determinato settore con bagni e bar dedicati. I gruppi non si sono potuti mischiare tra loro, ma al loro interno non è stata prevista alcuna norma di distanziamento. I fan non saranno ritestati dopo il concerto: i loro nomi saranno semplicemente incrociati con i dati della sanità pubblica nelle prossime settimane, in modo da segnalare eventuali contagi. La Spagna ha dunque trovato la via? Il codirettore del Sónar, Ricard Robles, in un’intervista a El Periodico nei giorni scorsi ha sollevato un ulteriore tema: “Si tratta sicuramente di un primo passo per definire modelli che vanno però perfezionati. Dobbiamo far sì che l’esperienza dello spettatore sia più naturale e semplice possibile. E soprattutto non possiamo pensare che regole di tale complessità e costi diventino uno standard”. A questo si aggiunge anche l’adeguamento degli spazi chiusi che ospitano gli eventi: così come fu per l’Apolo, anche il Palau Sant Jordi ha infatti rimesso a nuovo il proprio impianto di aerazione prima del concerto dei Love of Lesbian, garantendo sistemi di ricambio d’aria molto più potenti e accurati, al punto che il dottor Josep Maria Llibre dell’Hospital Germans Trias ha definito l’aria all’interno del palazzetto “molto più sicura di quella all’aperto”.

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