“Quanti poveri e quanta grazia di Dio è passata tra le mie povere mani”. Si stupiva di tutto quello che era avvenuto nella sua lunga vita padre Gabriele Digani, direttore dell’Opera padre Marella, morto a Bologna, sulla soglia degli 80 anni, a causa del Covid-19. Dal 21 marzo era ricoverato al Policlinico Sant’Orsola per problemi respiratori legati al coronavirus. “Ricordo – ha affermato il cardinale arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi – la sua grande gioia lo scorso 4 ottobre, giorno della beatificazione di padre Marella. Il saluto e il lungo applauso che ha ricevuto quando ha parlato al termine della cerimonia, segno del suo legame con i bolognesi. Padre Digani ha svolto una grande opera di carità ed è stato collegamento e continuità del servizio di padre Marella a favore dei bisognosi. Ha incarnato in questi anni tutto il suo spirito. Molti, infatti, lo ricordano anche per la sua costante presenza in quell’angolo, nel cuore della città, fra via degli Orefici e via Caprarie, dove fisicamente era un segno di attenzione e vicinanza per tutti”. Il porporato presiederà i funerali del sacerdote lunedì santo, il 29 marzo prossimo, alle 14 nella Cattedrale di Bologna.

Padre Digani era nato il 27 marzo 1941 a Boccassuolo, frazione del comune di Palagano, in provincia di Modena. Nel 1956 entrò nel Collegio serafico dell’osservanza a Bologna e nel 1960 iniziò il noviziato per vestire l’abito dei frati minori. Nel 1967 emise i voti solenni e, due anni dopo, nel 1969 venne ordinato sacerdote dall’allora cardinale arcivescovo di Bologna, Antonio Poma. Nel 1970 entrò nell’Opera padre Marella a fianco del direttore padre Alessandro Mercuriali. Dal 1974 al 1976 venne nominato rettore del seminario interprovinciale dell’Antoniano di Bologna. Dal 1976 fino alla sua morte ha trascorso la sua vita e la sua missione nell’Opera padre Marella: fino al 1988 in fraternità con altri due confratelli poi, rimasto solo, dal 1988 fino alla fine ne ha ricoperto il ruolo di direttore. Tutta la sua “vita esemplare” è stata una “caparbia lotta a tutela degli ultimi”, come hanno ricordato i suoi collaboratori.

“Trent’anni e oltre – affermava padre Digani – sono tanti per chi vive tra la gente, a contatto con tutto ciò che c’è di più umano. Sono cambiate in gran parte le povertà, ne sono emerse di nuove. È cresciuta la solitudine, l’isolamento. In questi decenni l’Opera a cui ho dedicato la vita si è adeguata ai segni dei tempi. Non è rimasta a guardare, ma ha agito con i suoi limiti e le sue limitate risorse. Posso dire che tocco con mano ogni giorno che il Signore ci assiste, me e l’Opera, e che padre Marella con il suo grande carisma è ancora presente. Da uomo di fede, non dubito che questa protezione per chi si occupa dei più deboli verrà meno. Occorre però continuare sul serio a esercitare la carità nel modo giusto, come dice il Vangelo e come ha incarnato e testimoniato padre Marella”.

Padre Digani era molto legato al fondatore dell’Opera e da lui aveva ereditato pienamente il carisma: aiutare chi ha bisogno sempre, senza mai sbattere la porta in faccia ad alcuno. “Pazienza e fiducia” ripeteva spesso ai suoi più stretti collaboratori ai quali amava ricordare la dignità dei poveri. “La morte di padre Digani – ha affermato il sindaco di Bologna, Virginio Merola – mi addolora molto. Il virus è riuscito a portarsi via anche lui, instancabile testimone dell’impegno per gli altri. Conservo il ricordo della sua felicità il giorno della beatificazione di padre Marella, lo scorso 4 ottobre, e il suo sorriso così aperto e sincero, espressione del suo grande animo”.

Twitter: @FrancescoGrana

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