di Donatello D’Andrea

In attesa di conoscere quale decisione prenderà Enrico Letta, sarebbe opportuno calmare gli entusiasmi e fermarsi per un attimo per pensare al fatto che la retorica del salvatore della patria, in politica come in qualunque altro aspetto della società, non ha mai portato a nulla.

Sia chiaro, il nome è altisonante e l’ex Presidente del Consiglio è una persona di sicuro valore e il meglio che potrebbe capitare al partito dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti, ma non basta. Non basta per una questione logica, dato che un uomo solo non può risolvere dei problemi interni che si trascinano da decenni. Non basta nemmeno per una questione squisitamente politica, poiché c’è chi lo vorrebbe come nuovo segretario e chi invece come un semplice reggente fino a novembre per calcoli elettorali.

Inoltre, esiste proprio un problema di fondo che il nuovo segretario, chiunque esso sia, non potrà risolvere se non con un lavoro che vada oltre la durata media che le correnti “gentilmente” gli concedono. Il Partito Democratico è un partito senza identità, “un partito che non è mai nato” (come ha detto Rosy Bindi), falcidiato dalle correnti e dagli egoismi personali che gli impediscono di perseguire una linea comune, di stilare un programma che abbia una qualche vocazione collegiale.

All’epoca Veltroni lanciò l’idea di un partito a vocazione maggioritaria in grado di riunire le sinistre. Dieci anni dopo la situazione è disastrosa. In 14 anni ci sono state 6 scissioni e la situazione non sembra stia migliorando. Si può dire che il progetto di un grande polo progressista sia fallito? Se sì, invece di ricostruzione dovrebbe parlarsi di rifondazione.

Tenendo presente quanto detto, un solo individuo non basterà per rifondare un partito, soprattutto se si pone l’obiettivo di rappresentare una parte politica che dalla fine del Pci non trova pace. Letta avrà la missione di dare un’identità a chi non l’ha mai avuta, una forma a un partito che ha sempre assunto le sembianze della corrente dominante. Inoltre, come in ogni progetto che si rispetti, dovrà lottare contro chi trae giovamento dal caos in cui versa attualmente il Partito Democratico.

Affinché accada tutto questo, Enrico Letta avrà bisogno di circondarsi delle persone giuste e soprattutto dovrà porre delle condizioni prima di accettare l’incarico. Due azioni che presumono il possesso di due caratteristiche che durante la sua esperienza di governo gli sono mancate: risolutezza e carisma. E non si sa se tutto ciò basterà a recuperare l’irrecuperabile, cioè la sinistra e i suoi valori.

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