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Cronache di un Sanremo in pandemia – Tutto mi aspettavo, tranne una lezione di ribellione da Barbara Palombelli

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La serata comincia con la giacca brutta di Amadeus e la premiazione di Gaudiano, vincitore delle nuove proposte. L’inquadratura si sposta poi su una quarantina di fotografi appollaiati in galleria che creano un pittoresco assembramento, anche se non si smette mai di ricordare che a Sanremo hanno 75 pagine di protocollo anti-Covid che blinda tutti, persino quando vanno al bagno.

Intanto l’energia potente dei Maneskin irrompe sul palco e spettina gli orchestrali apparendo perfettamente in linea con l’ospite femminile di questa sera: frizzante come la coca cola dopo che è rimasta in frigo una settimana, esilarante come una lezione di economia gestionale, arriva sul palco Barbara Palombelli.

Come se non bastasse, Fiorello sfodera una serie di battute da villaggio turistico anni 90 che non aiutano per nulla a far decollare questa serata. Per fortuna arriva Oriettona nostra, con la sua mantellina luccicante e l’abito rosa confetto. Per un attimo vorrei abbandonare l’ironia, per esprimere tutta la mia ammirazione per questa donna che a 77 anni è la vera outsider del Festival. Dotata di grande autoironia, intelligenza e genuina simpatia, è lei la vincitrice morale di questo Sanremo 2021.

Intanto arriva Achille Lauro e il suo quadro punk rock, ma la vera sorpresa non è il suo abito da sposa bianco e il bacio appassionato col chitarrista Boss Doms, quanto il fatto che si esibisca prima dell’una di notte. Al quadro si aggiunge anche Fiorello, in una mise darkettona con annessa corona di spine sulla testa e canta insieme a Lauro un mix tra Me ne frego e Rolls Royce. Durante questa serata, semmai avessimo qualche dubbio, è arrivata la conferma che senza il gobbo Amadeus è un uomo perso. Ma anche che è campione del mondo nello scegliere giacche brutte da indossare al Festival. Dopo il bluette, è la volta del rosa.

Se il duetto Maneskin – Manuel Agnelli di due sere fa è stata la cosa più bella mai vista sul palco dell’Ariston negli ultimi tempi, il monologo di Barbara Palombelli è quella più brutta di sempre. Tralasciando la verve da catechista, il monologo è un’accozzaglia di luoghi comuni inframezzati da racconti della sua adolescenza, in cui la signora si descrive come una ragazza ribelle, che amava i Beatles e i Rolling Stones. Il padre la voleva timida e posata come la Cinquetti, ma lei era una tutta droga, sesso e rock&roll. Qualcuno potrebbe farle notare che Gigliola Cinquetti a 73 anni sembra sua figlia, ma vabbè. Tutto avrei pensato, dopo questa pandemia, ma mai di ricevere lezioni di ribellione da Barbara Palombelli. Purtroppo i problemi audio non arrivano mai quando veramente servono.

Dopo questo momento di alta televisione, la serata è sempre più lenta e priva di mordente. Si susseguono i big in gara e dato che al peggio non v’è mai fine, Francesco Renga è costretto a ripetere l’esibizione per problemi tecnici.

Alle due del mattino Amadeus afferma fiero che hanno risparmiato 45 minuti, perché la fine della serata era prevista per le tre meno un quarto. Che culo! Domani è un altro giorno. E c’è ancora Sanremo.

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