Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti diventa “ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili”: questo è il nuovo suggestivo nome approvato dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro Enrico Giovannini con il decreto-legge sulla riorganizzazione dei ministeri.

Il cambio di nome suggestivo è certamente in linea con le indicazioni europee di un radicale intervento a favore della mobilità sostenibile. Questo sembra, però, in contrasto con le prime indicazioni del neo-ministro Giovannini che conferma gli investimenti tutt’altro che sostenibili né in termini ambientali né economici: nuove linee ad Alta Velocità, nuove strade ed autostrade da finanziare con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Il neo-ministro dimentica che almeno 10mila chilometri di rete ferroviaria hanno dei limiti di velocità fino a 55 km/h. I servizi sono limitati a pochissimi treni perché non ci sono i soldi né per comprarne di nuovi né per pagare i costi d’esercizio ed aumentarne le frequenze sia al nord che al sud.

Meglio sarebbe puntare su una riorganizzazione dei servizi ferroviari e su poche, ma necessarie, nuove linee. Stessa musica per strade e autostrade, mentre la rete è sempre più vecchia ed obsoleta e ponti, gallerie e viadotti e le strade gruviera andrebbero messi in sicurezza, si pensa a nuove autostrade.

Dare ordine alle richieste degli enti locali e delle regioni sarebbe il compito del ministero, ancora di più se si vuole chiamare ministero della “mobilità sostenibile” ci si attende che gli interventi vengano valutati sotto il profilo della sostenibilità economica, sociale e ambientale. In questo senso sarà interessante sapere dal neo-ministro come e con quali scelte pensa di conseguire il target di riduzione delle emissioni di CO2 del 55% al 2030.

Senza questa indicazione chiara da parte del ministro Giovannini e del ministro Roberto Cingolani saremo sempre alla vecchia e fallimentare politica degli investimenti a pioggia, che purtroppo non farà crescere questo paese.

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