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Elezioni, il governo pronto a rinviarle a ottobre. A rischio le Regionali in Calabria e il voto in 1200 Comuni, tra cui Roma e Milano

Nell'esecutivo cresce l’ipotesi di far slittare a dopo l'estate tutte le votazioni che si terranno da qui a fine giugno: salterebbero le amministrative anche a Napoli, Bologna, Torino e in altri capoluoghi di provincia. Le date individuate: si parla di domenica 10 e lunedì 11 ottobre
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Il decreto legge ancora non è arrivato a Palazzo Chigi ma nel governo cresce l’ipotesi del rinvio a dopo l’estate di tutte le elezioni che si terranno da qui a fine giugno. Lo confermano fonti del governo: il testo già nei prossimi giorni potrebbe essere sul tavolo del Consiglio dei ministri. A saltare sarebbero le Regionali previste in Calabria l’11 aprile, le suppletive di Siena e soprattutto le amministrative che si dovrebbe tenere prima dell’estate in circa 1200 Comuni. Tra questi anche Roma e Milano, oltre a Napoli, Bologna, Torino e altri capoluoghi di provincia: Cosenza, Benevento, Caserta, Salerno, Ravenna, Rimini, Pordenone, Trieste, Latina, Savona, Varese, Isernia, Novara, Carbonia e Grosseto.

La motivazione del governo per il rinvio è ovviamente la situazione epidemiologica: le urne aperte in così tanti Comuni, se si aggiungono i tradizionali comizi politici nelle settimane precedenti, rappresenterebbero un rischio epidemiologico elevato. Al Viminale è stata già terminata l’istruttoria per decretare il rinvio. Le date individuate per le elezioni potrebbero essere domenica 10 e lunedì 11 ottobre. Servirebbe l’informale ok dei segretari dei partiti, si spiega in ambienti ministeriali. Il tempo stringe: per le Regionali in Calabria il governo deve varare il dl entro la metà di marzo. Per le amministrative entro la fine di aprile. Più facile allora che si attui un rinvio “erga omnes” delle prossime tornate elettorali

Ci sono, inoltre, due appendici a rafforzare la possibile mossa del governo. La prima è la scuola: ulteriori rallentamenti del calendario a causa dell’organizzazione dei seggi andrebbero a danneggiare uno dei settori più colpiti dalla pandemia. La seconda fa riferimento alle parole con cui il presidente Sergio Mattarella, annunciando il conferimento dell’incarico a Draghi, sottolineò il rischio epidemiologico di un ritorno al voto in primavera. Parole che un qualsiasi partito di maggioranza avrebbe difficoltà, con la curva dei contagi in ascesa, a contraddire.

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