L’accusa è pesantissima: tentato omicidio. Un reato che in Catalogna è punito con la detenzione dai 10 ai 20 anni. È questo il capo d’imputazione formulato nei confronti dei sei italiani – 5 ragazzi e una ragazza – fermati sabato durante gli scontri a Barcellona per l’arresto del rapper Pablo Hàsel. Secondo gli inquirenti – si legge in una nota della Polizia catalana – sono stati loro a dare fuoco a un furgone della Guardia urbana a bordo del quale si trovava un agente, che è riuscito ad abbandonare il mezzo illeso. I Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, contestano inoltre ai sei reati di appartenenza a gruppo criminale, disordini pubblici e danni a cose. Con loro, sono stati arrestate anche una francese e una spagnola con le stesse accuse.

La ragazza coinvolta è una 35enne di Torino appartenente all’area anarchica subalpina, che avrebbe cosparso un furgone delle squadre antisommossa con acquaragia prima che venisse lanciata una molotov per incendiare il mezzo. Per il quotidiano catalano La Vanguardia, che cita fonti di polizia, gli autori delle violenze fanno parte di movimenti anarchici di Italia, Francia e Germania che si danno periodicamente appuntamento dove “il conflitto sociale può sfociare in violenza”.

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