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Non vorrei essere nei panni di Salvini

Non vorrei essere nei panni di Salvini
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Non vorrei stare nei panni di Matteo Salvini. Al di là della vulgata giornalistico-televisiva, il capitano si è scoperto attendente, l’ufficiale si è scoperto cavalier servente. Il re è nudo. Altro che grande stratega: l’ex leader è stato costretto dal suo partito, dal suo elettorato, dal suo Nord, dai “suoi” imprenditori a mangiare la minestra Draghi senza poter più mettere bocca su nulla. O così o niente.

In una frase: il buon re Matteo ha abdicato. Su tutto. Sull’immigrazione, sulla flat tax, sull’Europa. Tanto da doversi vergognare delle proprie alleanze europee. Tanto da doversi vergognare della sua storia. Perché?

In fondo è semplice: in nessun paese europeo esiste un elettorato estremista che arriva al 40%. Il grande successo di Lega e Fratelli d’Italia in Italia non è tanto frutto della loro politica, è piuttosto dovuto a una crisi di offerta a destra. La gente ha votato loro perché a destra non c’era e non c’è alternativa. Con una Forza Italia oggettivamente con leadership debole, debolissima (Silvio Berlusconi è tornato a Roma dopo un anno decisamente affaticato), con i partitini e componenti moderati e liberali impauriti e appiattiti su posizioni (di potere) sovranista, il duo Meloni-Salvini ha preso il sopravvento senza vere capacità, senza merito politico.

Ma non poteva durare. E di fronte al cataclisma Draghi la Lega del Nord, quella che guarda all’Europa, quella che parla con gli imprenditori, ha messo all’angolo il discolo Salvini e gli ha detto, duramente: adesso basta, adesso non si scherza più! Il gioco sovranista (un gioco al massacro) è finito. Mi sembra di vederlo, Giorgetti, che guarda negli occhi Salvini e gli dice: Matteo, non comandi più tu. E adesso?

E adesso tutto cambia. Adesso che Salvini ha perso, che il sovranismo e l’estremismo è stato ricacciato là dove deve stare, ai margini della storia, adesso dipende tutto dal riuscire a trovare uomini coraggiosi capaci di costruire dal basso un’alternativa politica, capace di coerenza e sapienza.

Oggi più che mai serve una nuova casa dei moderati. Perché il sistema è esploso ed è oggi che bisogna gettare le fondamenta di una destra che realmente (e finalmente) unisca l’Italia, che rimargini la ferita tra Nord e Sud, di una destra per davvero moderna, convintamente europea e, soprattutto, mai schizofrenica.

È finito il tempo dei Salvini.

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