Mai sottovalutare il Movimento 5 Stelle. Almeno non sottovalutare i suoi componenti. Il ‘sì’ a Mario Draghi che sembrava già scontato e in procinto di accodarsi alla lunga serie di rospi ingoiati in questi mesi dai parlamentari grillini ha avuto un inaspettato stop da parte di coloro che al Movimento danno vita sui territori e di coloro che, pur eletti, non si capacitano di tanti salti mortali ideali che avrebbero fatto venire il mal di testa anche al Cirque du Soleil.

L’assemblea online #nodraghi, organizzata da Barbara Lezzi e altri attivisti ha fatto il pieno: mille partecipanti, il massimo che permette il collegamento con Zoom. Il no alla Mary Poppins delle banche (come Grillo ebbe a definire Draghi anni fa) è stato netto e accorato a dimostrazione che molti hanno conservato il sentimento della vergogna e la virtù della coerenza.

Barbara Lezzi ha aperto la serata ricordando alcune cose che i media del peana a Draghi non sottolineano:

  1. il Recovery Fund è pronto, è stato scritto da Conte ed è già in Parlamento. Va presentato entro aprile e quindi Draghi si trova la pappa pronta di 209 miliardi sicuri;
  2. il reddito di cittadinanza non verrà toccato in nessun caso perché solo un pazzo potrebbe pensare di mettere per strada milioni di persone in questo momento;
  3. se il M5S entra in questo governo accozzaglia perderà credibilità, serietà e reputazione.
  4. il M5S si unì alla Lega in virtù di un contratto di cose da attuare e della maggioranza relativa ottenuta alle elezioni;
  5. il sodalizio con il Pd è stato causato dal tradimento ‘alcolico’ della Lega e dalle emergenze di bilancio: occorreva non aumentare l’Iva. Certo, poi fu un errore lasciare al Pd il dicastero dell’Economia;
  6. l’attuale governo sarebbe insieme a tutti quelli che hanno tradito il M5S e insieme a Berlusconi, uno che secondo la sentenza Dell’Utri, pagò Cosa Nostra. Oltre che essere pregiudicato e pluriprescritto per reati gravissimi.
  7. una alleanza così sarebbe un segnale devastante per il Paese e il governo Draghi nascerebbe ugualmente perché in questo pateracchio il Movimento è ininfluente. Non conterebbe più nulla pur con il suo 33%: il governo avrebbe comunque la sua maggioranza.

Astenersi, invece, consentirebbe di esaminare prima i provvedimenti da portare al voto in Parlamento. Anche avendo due, tre ministeri in un tale governo (11 in quello Conte), certamente nessun Ministro non può tuttavia controllare cosa fa un altro Ministro. Sapendo invece che c’è un 33% di parlamentari pronti a votare contro qualsiasi decisione, il governo starebbe molto più attento a ciò che propone.

Stando dentro una simile accozzaglia sarebbe invece molto più difficile dire no a qualunque cosa. Si sarà semplicemente succubi di Draghi.

Personalmente, non capisco questo terrore di rimanere fuori da un tale governo. Il Movimento è andato alla guida del Paese quando meno se lo aspettava, quel 33% di voti lo ha costretto a farlo. Fu costretto a trovare un accordo con la Lega per delle cose da fare, poi a trovare un accordo col Pd per rimediare al tradimento della Lega e non andare alle elezioni che Salvini riteneva certe e che avrebbero visto, in quel momento, il trionfo della destra più bieca.

Oggi non è più il momento di rincorrere di nuovo il governo per la mancanza di CMD, ossia di Condizioni Minime di Decenza. Mi meraviglia moltissimo che tanti portavoce del Movimento non capiscano questo. Forse non fa loro comodo capirlo. Tornare all’opposizione renderebbe molto più rilevante la posizione dei 5 Stelle. Sicuramente, molto più coerente, dignitosa, credibile.

Non è un caso che quasi tutti i parlamentari al primo mandato siano contrari a Draghi. Con che faccia infatti tornerebbero ai propri territori a chiedere voti per la rielezione?

Al contrario, non voglio pensare che questa ossessione per rimanere al governo degli altri, ormai alla fine della loro vita parlamentare, sia solo il nutrimento di qualche singolarissima ambizione personale.

Mentre l’assemblea #noDraghi era in corso, è arrivato il video di Grillo a rimandare il voto sulla piattaforma Rousseau. Ufficialmente, per ascoltare cosa potrà dire Draghi e poi giudicare, come se le posizioni dell’ex Presidente della Bce non si conoscano (in Grecia le conoscono fin troppo bene), ufficiosamente perché si è finalmente scoperto che le decisioni online possono essere pilotate da infiltrazioni di personaggi che niente hanno a che vedere con il M5S. Dei 11mila e passa iscritti con diritto di voto, chi è veramente grillino? Chi un troll inviato da altri? Chi ha mai controllato se gli iscritti siano aderenti agli ideali di Gianroberto Casaleggio? Agli iscritti su Rousseau non viene chiesto altro che un documento di identità.

Una identità che lo stesso Movimento è molto vicino a perdere del tutto, visto che l’ipotesi di aderire ad un governo come quello imposto dal presidente Mattarella, senza che ci sia stato alcun voto di sfiducia a quello precedente, non avrebbe dovuto essere neanche mai preso in considerazione.

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