Sono accusati di essere i rappresentanti a Genova della comunità di Riesi, in provincia di Caltanissetta. In questa veste avrebbero indirizzato i voti dei “siciliani” alla lista di Giovanni Toti per le elezioni regionali del 2020. C’è anche l’ombra lunga di Cosa nostra nell’inchiesta che ha portato all’arresto il governatore della Liguria. Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Toti e suo braccio destro, è finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione elettorale aggravata dall’aver agevolato la mafia. Reato commesso insieme ad Arturo Angelo Testa e Maurizio Testa, esponenti di Forza Italia in Lombardia, considerati molto vicini al coordinatore regionale Alessandro Sorte.

I fratelli di Forza Italia a Predappio – I due fratelli sono indicati dagli inquirenti come i rappresentanti della comunità emigrata a Genova da Riesi, in provincia di Caltanissetta. In questa veste sono accusati di aver favorito la mafia, “segnatamente il clan Cammarata del mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova”, scrivono gli investigatori nel comunicato stampa diffuso per spiegare i dettagli dell’indagine. Per i Testa è stato disposto l’obbligo di dimora nel Comune di Boltiere, in provincia di Bergamo. Arturo Testa lavora al Consiglio regionale della Lombardia come collaboratore del gruppo Forza Italia al servizio del presidente della commissione Territorio Jonathan Lobati, consigliere regionale eletto nella circoscrizione di Bergamo. Ha iniziato a lavorare nel gruppo all’inizio della nuova legislatura dopo le elezioni regionali del scorso anno con presenza al Pirellone almeno tre volte alla settimana. Maurizio Testa, invece, è il coordinatore della circoscrizione provinciale di Dalmine di Forza Italia. In passato è stato assessore e consigliere comunale nel comune di Boltiere: si era dovuto dimettere, nel 2011, dopo essere stato fotografato a Predappio mentre faceva il saluto romano. In quello scatto compariva anche il fratello. Dopo la notizia dell’inchiesta i due sono stati sospesi da Forza Italia. “A seguito dell’indagine che li ha visti coinvolti, sono stati sospesi gli iscritti Maurizio Testa e Arturo Testa”, si legge in una nota di Forza Italia. “Forza Italia, totalmente estranea ai fatti, rivendica i suoi valori garantisti e attende la conclusione delle indagini ed eventuali esiti processuali”, prosegue il comunicato.

Le accuse – I Testa e Cozzani, sono accusati “di aver promesso posti di lavoro ed il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità riesina di Genova (almeno 400 preferenze) e comunque siciliani verso la lista Cambiamo con Toti Presidente, nonché verso l’indagato Stefano Anzalone ed alcuni altri candidati della predetta lista, questi ultimi sottoposti ad indagini”. I due fratelli sono anche indagati insieme ad Anzalone, candidato al consiglio regionale con la lista di Toti accusato di aver offerto “ai fratelli Testa il sostenimento delle spese di vitto e soggiorno in Genova dei predetti fratelli nel periodo compreso tra il 10 ed il 19 settembre 2020. Il reato è aggravato, per quanto concerne i fratelli Testa, non anche per Anzalone, per essere stato commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova”. A Toti viene contestata solo la corruzione elettorale, senza alcun aggravante di tipo mafioso. Gli inquirenti sottolineano che non sono emersi elementi a suo carico in questo senso. Il reato di corruzione elettorale viene contestato anche a Venanzio Maurici, indicato come elettore e referente “genovese” del clan Cammarata. In cambio del suo voto, spiegano gli investigatori, accettava “la promessa di un posto di lavoro in favore del compagno convivente della figlia”.

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