L’anno del Covid, stando alle stime preliminari dell‘Istat appena diffuse, si chiude con un calo del pil senza precedenti dalla seconda Guerra mondiale: -8,9%. Il dato complessivo per il 2020 è però meno peggio rispetto al crollo previsto dal governo e da Bankitalia che puntavano su un -9%, nonché un po’ migliore del -9,2% preventivato dal Fondo monetario internazionale una settimana e del -9,9% messo nero su bianco dalla Commissione europea a novembre. Questo perché la contrazione del quarto trimestre, segnato dalla seconda ondata del virus e dalle nuove restrizioni per contenere i contagi, è stata abbastanza limitata: –2%, la parte più alta della forchetta di previsione, che arrivava fino a -2,2%.

L’istituto di statistica spiega che -8,9% è il dato corretto per gli effetti di calendario, cioè per tener conto del fatto che nel 2020 ci sono state due giornate lavorative in più rispetto al 2019. Questo è il dato su cui Eurostat basa le stime europee e che si presta dunque a confronti con l’andamento degli altri Paesi. Per il pil stimato sui dati trimestrali grezzi la riduzione è stata invece dell’8,8%. Un tonfo che dipende ovviamente dal fermo quasi totale delle attività, con la sola eccezione di quelle essenziali, durante il lockdown primaverile. E dalle successive ripartenze a singhiozzo interrotte in autunno, almeno per quanto riguarda i servizi, dalla nuova impennata di contagi. I risultati dei conti nazionali annuali, con il dettaglio sulle componenti che hanno determinato il risultato finale, saranno diffusi il prossimo 1° marzo, e quelli trimestrali coerenti con i nuovi dati annuali verranno presentati il 3 marzo. Per ora il pil acquisito per il 2021, quello che si otterrebbe se la variazione di tutti e quattro i trimestri dell’anno fosse pari a zero, è positivo e pari a +2,3%. Il dato finale dipenderà dall’effettivo andamento dell’economia in corso d’anno: gli analisti prevedono una ripresa consistente a partire da metà 2021 anche se tutto è legato allo sviluppo della campagna vaccinale.

Nel quarto trimestre “contrazione limitata” della manifattura – La battuta d’arresto del quarto trimestre arriva dopo il boom dei tre mesi precedenti (+16%), ed è contenuta rispetto al crollo del primo lockdown perché questa volta le attività manifatturiere non hanno subìto stop. L’Istat spiega infatti che la stima preliminare – come sempre provvisoria – “dal lato dell’offerta riflette soprattutto un netto peggioramento della congiuntura dei servizi, a fronte di una contrazione di entità limitata dell’attività industriale“.

I cali nell’Eurozona – Secondo Eurostat, su base annua il Pil è diminuito del 6,8% nell’area euro e del 6,4% nell’Ue a 27. Le stime sull’andamento 2020 negli altri Paesi europei, diffuse la settimana scorsa, danno la Spagna a –11% (il dato peggiore dalla Guerra civile), la Francia a -8,3%, meglio delle previsioni, e la Germania a –5,3%, con un quarto trimestre stagnante ma non negativo nonostante le nuove restrizioni. Il dato del Portogallo, uscito martedì, è -7,6%. L’Office of national statistics del Regno Unito non ha ancora diffuso le stime sull’intero 2020: la previsione è di un calo superiore al 10%.
Nel quarto trimestre il calo maggiore si è registrato in Austria (-4,3%), seguita da Italia e Francia (-1,3%). La media per l’Eurozona è -0,7%, per la Ue -0,5%. In positivo Lituania (+1,2%) e Lettonia (+1,1%). Il calo europeo, segnala Eurostat nella stima flash, segue il forte rimbalzo del terzo trimestre: +12,4% nella zona euro e +11,5% nella Ue-27.

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