La partita elettorale riguardante Milano è sempre una questione nazionale. Quella dei prossimi mesi lo sarà ancora di più, per una duplice ragione.

In primo luogo, il modo in cui la locomotiva d’Italia reagirà allo shock causato dal Covid inciderà in maniera decisiva sul rilancio del Paese nel suo complesso. E l’esito di questa vicenda è tutt’altro che scontato, viste anche le crepe che in queste ore si stanno aprendo nel governo proprio sul tema specifico.

La seconda ragione è che, per una curiosa coincidenza, in questi ultimi giorni temi tipici dell’amministrazione comunale si sono intrecciati con quelli di competenza della Regione, anche per via del ritorno sulla scena di Letizia Moratti e Riccardo De Corato. Come si ricorderà, erano proprio loro a governare Milano fino al 2011, quando ci fu l’inversione di tendenza con Giuliano Pisapia, proseguita poi con Giuseppe Sala.

Partiamo da De Corato, che dopo le dimissioni di Stefano Parisi è tornato a fare il consigliere comunale di opposizione, rimanendo nel contempo assessore alla Sicurezza della Lombardia. La stessa delega era di sua competenza quando era vicesindaco di Milano, prima con Gabriele Albertini e poi con Letizia Moratti. Quest’ultima, come noto, si è appena insediata in Regione come nuova assessora al Welfare, nonché Vice di Attilio Fontana. Il suo ufficio è in pratica una camera con vista sul prossimo futuro: se riuscisse davvero a far dimenticare Giulio Gallera, poi potrebbe far dimenticare anche Fontana, prendendone il posto.

Ma l’ex sindaca di Milano e ministra all’Istruzione è davvero la persona giusta per guidare un cambio di rotta della sanità lombarda? Ovviamente un giudizio obiettivo potrà essere dato solamente nel tempo, esaminando i risultati dalle sue scelte, ma alcune di quelle compiute in passato possono suscitare perplessità, specialmente pensando alla possibilità di sciogliere nodi irrisolti quali il rapporto tra pubblico e privato, la revisione della Legge 23 o la tormentata gestione dei vaccini.

Su questi punti, come peraltro sulla sicurezza, il nuovo scenario delineato dalla pandemia impone che il sindaco, in quanto presidio del territorio, sia coinvolto con un ruolo attivo e determinante, mentre con l’attuale assetto è completamente tagliato fuori. Questo dipende da un modello che il centrodestra ha fortemente sostenuto e che non sembra intenzionato a modificare in maniera radicale: il tema è quindi di prospettiva e assolutamente non personale, anche se allo stato delle cose non risulta che né Moratti né De Corato rappresentino una controtendenza rispetto al loro schieramento.

E, a maggior ragione, il fatto che tornino in auge i protagonisti di un decennio fa (e anche prima) obbliga a meditare sul futuro. Ma sono soprattutto le complesse sfide legate alla ricostruzione a richiedere un salto di qualità da ogni punto di vista. Non meno impegnativo di quello affrontato nel 2011.

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