di Cittadinanzainformata.it

Già sappiamo che con la crisi del Covid sono purtroppo emerse in Italia tante e tante categorie amatoriali agguerritissime: scienziati, costituzionalisti, esperti di diritti civili che si sono affiancate a quella molto più classica e navigata degli allenatori di calcio.

A queste si è andata ad aggiungere nelle ultime settimane quella dei fini analisti dell’opportunità di vaccinarsi. Quello che fanno è attaccare bottone, arditamente portando qualsiasi discorso fino a dove vogliono loro, cioè sulla questione se sia bene accettare il vaccino. In prima battuta, ti pare che siano nettamente contrari. E il loro sembra (l’ennesimo!) esercizio di vis polemica.

In realtà, se fissi gli occhi nei loro e ti prendi un momento per decodificare quello che ci hai letto, capisci che quello che stanno cercando di fare è trovare qualcuno (letteralmente: chiunque) che li possa togliere dall’angoscia del dubbio che li attanaglia.

Hanno paura. E tanta. Paura del virus, ma ancora di più del vaccino, e non sanno risolversi. Come il Macbeth a cui maldestramente allude Bertie Wooster come “il tizio del gatto”, non riescono a prendere una decisione. Come il gatto del proverbio “Ai gatti piace il pesce, ma non vogliono bagnarsi i piedi”, lasciano che il “non oso” si accompagni al “vorrei”.

Hanno paura per la propria salute, ma temono anche lo stigma sociale. Ma non perché, rifiutando il vaccino, dimostrerebbero di non avere a cuore la salute degli altri. Ancora una volta, hanno paura solo per se stessi. Se non si vaccineranno, temono che sarà limitata la loro libertà di movimento e che saranno discriminati: “Lo so che se poi avrò bisogno di essere ricoverato, i medici non mi cureranno”.

Il dubbio li dilania. Ti dicono cose come: “Io non mi faccio mettere dentro un pezzo di virus!” oppure: “Non mi faccio modificare il Dna” (anche se fino a due settimane fa non sapevano neppure di averne uno) e ancora: “Non possono obbligarmi!”. E proprio qui sta il loro problema. Nessuno ha ancora parlato veramente di un obbligo vaccinale. Ma loro già si lamentano, italianamente.

A loro vorrei dare un paio di consigli. Due possibili strategie per uscire da questa angoscia.
1) Leggete, informatevi, cercate di capire come funzionano questi vaccini. E poi prendete la vostra decisione. Certo, prima dovrete capire di chi fidarvi. Sarà una faticaccia, ma – forse per la prima volta nella vita – prenderete una decisione informata e in autonomia.

2) Aderite a una campagna per l’obbligo vaccinale. Può sembrare controintuitivo, ma – se ci pensate bene – è una strategia che paga. Se la campagna avrà successo, qualcuno (il solito Stato-tiranno) vi toglierà dall’amletico dubbio. Obtorto collo, vi vaccinerete. E poi potrete (finalmente!) tornare a lamentarvi.

Buona fortuna!

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’abbonamento Sostenitore e diventando membri del Fatto social club. Tra i post inviati Peter Gomez e la redazione selezioneranno quelli ritenuti più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Se vuoi partecipare sottoscrivi un abbonamento volontario. Potrai così anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione, mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee, sceglierai le inchieste che verranno realizzate dai nostri giornalisti e avrai accesso all’intero archivio cartaceo.
Articolo Precedente

Il tempo del silenzio, un diario di quarantena che mette ordine nel caos dei mesi più difficili

next
Articolo Successivo

Ho fatto il vaccino anti-Covid e vi assicuro che dopo vi sentirete meglio anche voi

next