La storia del pensionato che compra una casa, neanche terminata ma comunque abusiva, per abbatterla ha il sapore della favola. Nel paese degli abusi edilizi, dei governatori che reclamano condoni anziché demolizioni, e nel disinteresse generale della politica ai diversi livelli per un fenomeno che non accenna a morire, questa storia di un privato amante della bellezza che si sostituisce alla mano pubblica appare davvero irreale. In qualche modo fa il paio con Giancarlo, che pianta alberi sui suoi terreni edificabili.

Ma, vediamo: perché Sebastiano Misuraca (questo il nome del pensionato siciliano) l’ha fatto? Perché appunto ama la bellezza: quell’opera, tra l’altro incompiuta, sfregiava il paesaggio, interferiva con la vista del castello di Mussomeli. Ma Sebastiano ha 75 anni. Il suo è un concetto di bellezza che potremmo definire “antico”. Oppure, forse, conserva ancora un concetto di bellezza.

Ed è un concetto di bellezza ancora ancorato (perdonatemi il bisticcio di parole) a una Italia contadina, a un’Italia che non esiste più, che, sull’onda del liberismo sfrenato e prona ai voleri (nel caso) del partito del cemento, ha stravolto il territorio e l’ambiente, come già denunciava con grande lucidità Antonio Cederna.

Del resto, basta vedere cosa sono diventate le città: un tempo armoniose, e oggi disordinate con il fenomeno dello sprawl a farla da padrone. Oggi si è diventati indifferenti al sacrificio di una baia per realizzare un porto turistico, di un bosco integro per aprire una pista agrosilvopastorale, a una montagna intatta per costruire una funivia. E l’elenco potrebbe essere ben più lungo.

E non voglio qui parlare delle conseguenze che pur ci sono (come visto in questi giorni di pioggia e neve) sul territorio, della natura che si ribella, dei morti e quant’altro. Voglio solo evidenziare una perdita secca: quella appunto del senso del bello. Basterebbe recuperare quello per preservare la natura. Ma anch’io, lo so, ho una certa età e mi sento superato dai tempi.

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