L’aveva detto: “La democrazia ha un costo, il regime più economico è la dittatura”. Dev’essere per questo che il presidente della Liguria Giovanni Toti non ha badato a spese (pubbliche) nel confezionare un sontuoso regalo ai propri assessori: e cioè una delibera, approvata all’unanimità il 13 novembre scorso, che triplica i finanziamenti erogati ai membri della giunta ligure per stipendiare il proprio staff. A scoprirne – casualmente – l’esistenza è stato il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Luca Garibaldi. Qualche numero per fare chiarezza: se durante il Toti-uno la squadra di assessori poteva spendere 523mila euro tondi l’anno per il personale, nel Toti-bis il tesoretto cresce del 160%, gonfiandosi fino a 1.356.181,20 euro, 833mila in più. Tradotto in posti di lavoro, ogni componente della giunta potrà assumere nella propria segreteria politica, con nomina fiduciaria, due funzionari di posizione economica D6 (stipendio lordo 61.644,60 euro l’anno), invece di uno solo. Mentre al vicepresidente ne spetteranno quattro, dai due che erano. Così le poltrone da riempire a spese del bilancio passano da 8 a 22, per un esborso complessivo che nei 5 anni di legislatura arriverà a sfiorare i 7 milioni di euro.

Per giustificare il passaggio all’ingrasso, la delibera spiega che “le competenze dell’Amministrazione regionale sono state ulteriormente ampliate nella legislatura appena conclusa, e quindi ciascun componente della Giunta regionale ha maggiori materie di pertinenza rispetto ai componenti delle Giunte regionali delle legislature precedenti, in particolare derivanti dal trasferimento di funzioni dalle Amministrazioni provinciali”. Ma quel trasferimento, puntualizza il consigliere Garibaldi a Ilfattoquotidiano.it, “risale al 2015, mentre negli ultimi cinque anni non si è aggiunta alcuna competenza che giustifichi la moltiplicazione dei posti di staff”. Il provvedimento cita anche “le competenze attribuite alla Regione in materia di politiche attive del lavoro esercitate attraverso i centri per l’impiego”, che però, nota ancora Garibaldi, “sono gestiti dagli uffici regionali, non certo dalle segreterie politiche degli assessori”. Insomma, se nella scorsa legislatura un segretario per assessore era bastato, non è chiaro perché adesso ne servano due. Senza contare che Toti ha scelto di tenere per sé le deleghe più impegnative, quella alla Sanità e quella al bilancio.

E se per queste nomine è stato facile stanziare centinaia di migliaia di euro, su altre materie i cordoni della borsa sembrano rimanere serrati. “Mercoledì in Commissione Ambiente abbiamo discusso delle risorse da destinare alla pulizia dei torrenti e dei fiumi”, denuncia il capogruppo dem. “Ovviamente ci è stato detto che non ci sono soldi, le risorse sono scarse e 300mila euro in più sono da considerarsi una grande conquista. Poi si leggono le delibere e si scopre che, quando si vuole, le risorse si trovano. Ci vorrebbe maggiore sobrietà delle istituzioni, soprattutto in un momento come questo: e prima delle risorse per gli staff, la comunicazione, gli spazi televisivi, dovrebbero venire quelle per la prevenzione del territorio”. “È come il gioco delle tre carte: i soldi ci sono, i soldi non ci sono”, attacca Ferruccio Sansa, consigliere dell’omonima lista e già candidato governatore. “Non ci sono mai quando servono per realizzare opere importanti come i parchi naturali, la pulizia dei torrenti e la messa in sicurezza dei fiumi. Non ci sono per comprare tamponi, mascherine e per pagare il personale sanitario. Ma si trovano sempre quando fa comodo a chi governa, nel silenzio completo da parte della maggioranza e a discapito di scelte davvero “politiche”, cioè a favore dei cittadini. Una macchina per la radioterapia – quelle che mancavano all’ospedale San Martino e che hanno costretto i malati di tumore a emigrare in bus a Savona – costa esattamente come la squadra di Toti”.

Accuse a cui ribatte, su Facebook, un comunicato del gruppo consiliare che fa capo al governatore. “Si tratta di capitoli di spesa diversi, le spese per lo staff a supporto della giunta non tolgono finanziamenti ad altre voci”, precisa la lista Cambiamo. “Si tratta poi di professionisti che supportano gli assessori e il presidente, non amici degli amici, scelti per mera cooptazione politica come piacerebbe probabilmente a Sansa e come è tratto distintivo dei partiti che lo sostengono, ma persone capaci”. A battere sullo stesso tasto, però, arriva anche il capogruppo M5S Fabio Tosi: “Quando servono, i fondi non ci sono mai. E ovviamente, quando non ci sono, è sempre colpa del Governo. Quando però concorrono a oliare la macchina totiana e gli appetiti degli alleati, si trovano eccome. Dopo aver aumentato i costi con l’operazione assessori dimissionari, ora il presidente aumenta anche lo staff con una spesa vertiginosa e vergognosa”. Il riferimento è al diktat con cui Toti impose a cinque assessori di dimettersi da consiglieri regionali, così da far subentrare altrettanti candidati non eletti, al costo di circa mezzo milione di euro in più all’anno per le casse pubbliche. Ma d’altra parte, si sa, la democrazia costa.

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