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‘Diego, è finita’. O forse no

‘Diego, è finita’. O forse no
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“Diego, è finita” era il titolo della Gazzetta dello Sport del 1° luglio 1994. Il Pibe de Oro escluso dal Mondiale americano per doping, fu in pratica la fine del Diego Armando Maradona calciatore. Oggi 25 novembre 2020 è finita davvero, per sempre. È iniziata la leggenda potrei dire, per lenire il dispiacere per una persona che scompare e che ha certamente dato spettacolo col pallone ai piedi. Era nato e cresciuto per fare quello, per essere quello che è stato in campo. Per alcuni una divinità, per altri il miglior giocatore di sempre. Quel che è certo è che con le sue giocate, il suo carisma e il suo essere trascinatore ha elevato le parabole di squadre che senza di lui non avrebbero vinto. Gli scudetti di Napoli o il Mondiale 1986 per l’Argentina.

La leggenda sarà il quarto capitolo della sua esistenza, perché continuerà ad esistere. Un’infanzia povera, poi la carriera da calciatore, eccelsa, quella dell’uomo fuori dal campo e, dopo aver appeso al chiodo gli scarpini, eccessiva e autodistruttiva. La morte a 60 anni appena compiuti non ci sottrarrà il ricordo del numero 10 per eccellenza, lo amplificherà, ciascuno ricorderà alcuni episodi, attimi di calcio rapidi come un suo dribbling, pennellate sul cuoio che non hanno avuto eguali. La notizia di oggi, un colpo al cuore, il nostro.

Arresto cardiaco. A tradire Diego, dopo un’operazione andata bene, è stato il cuore. Lo stesso che si sta stringendo ai tifosi di mezzo mondo, lo stesso che batteva forte al San Paolo: “O mama, mama, mama, sai perché mi batte il corazon? Ho visto Maradona, ho visto Maradona…”.

L’abbiamo visto giocare al calcio, questo privilegio è la consolazione che abbiamo e che lasciano solo i grandi di ogni epoca.

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