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Mosca: vaccino anti Covid Sputnik V mostra efficacia del 95%. La comunità scientifica rimane dubbiosa

Il dato comunicato dal Gamaleya Institute di Mosca dopo test su 19mila volontari. Nei mesi scorsi i numeri provenienti dalla Russia erano stati accolti con alcune perplessità dagli scienziati occidentali
Mosca: vaccino anti Covid Sputnik V mostra efficacia del 95%. La comunità scientifica rimane dubbiosa
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Il vaccino contri il Covid sviluppato in Russia ha mostrato di avere un’efficacia superiore al 95%. Lo comunica il Gamaleya Institute, struttura statale con sede a Mosca, che sta sviluppando lo “Sputnik V” e che sottolinea come il dato sia pari o superiore a quello dei vaccini europei e statunitensi. Al momento il vaccino sviluppato da Pfizer e Biontech ha mostrato un’efficacia del 95%, quello di Moderna del 94% e quello di AstraZeneca – Università di Oxford del 90%. In tutti i casi si tratta di percentuali molto elevate.

Il dato russo arriva dopo test che hanno coinvolto 19mila volontari. Nei 28 giorni dopo la prima dose l’efficacia si è attestata al 91,4% per poi salire al 95% dopo la seconda dose. La Russia sta conducendo la terza fase delle sperimentazioni a cui stanno prendendo parte 40mila volontari con sperimentazioni parallele anche in Venezuela ed India. Sinora, secondo quanto comunicano i ricercatore, non è stato segnalato nessun effetto collaterale significativo. La Russia è stato il primo paese al mondo a registrare un vaccino anti-covid, con l’approvazione dello scorso agosto da parte del presidente Vladimir Putin. “Costerà la meta o meno di farmaci concorrenti ma avrà livelli di efficacia simili», ha affermato Kirill Dmitriev, direttore del Fondo russo per gli investimenti diretti che ha finanziato lo sviluppo del vaccino.

Nelle scorse settimane la comunità scientifica internazionale ha mostrato qualche scetticismo sull’attendibilità dei dati che arrivano da Mosca. Anche perché il numero delle persone che partecipano alle sperimentazioni sarebbe troppo esiguo. Sedici scienziati, tra cui diversi italiani, lo scorso 21 settembre hanno pubblicato un lettera sulla rivista The Lancet per esprimere i dubbi sui risultati comunicati.

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