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Parità di genere, sul lavoro la situazione italiana è migliorata ma distanze sono ancora nette: “Senza interventi serviranno 477 anni”

'Donne e Futuro' nella sua newsletter 'Osservatorio sulle mamme che lavorano' commenta i dati del rapporto europeo Gender equality index: nel nostro Paese solo il 30% delle donne ha stretto contratti a termine contro il 51,4% degli uomini, le donne sono vittime di "segregazione occupazionale" e guadagnano meno rispetto agli altri lavoratori
Parità di genere, sul lavoro la situazione italiana è migliorata ma distanze sono ancora nette: “Senza interventi serviranno 477 anni”
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Dal rapporto Gender equality index arrivano buone notizie, ma anche qualche pessima conferma: in Italia il gap tra uomini e donne va combattuto prima di tutto sul luogo di lavoro. A sottolinearlo è l‘Osservatorio sulle mamme che lavorano, newsletter che nasce dal progetto Donne e futuro e che commenta i dati appena pubblicati dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige). Dal rapporto emerge che nel nostro Paese le donne hanno un tasso di occupazione inferiore a quello degli uomini: i contratti a tempo indeterminato per le donne si attestano al 31% del totale, mentre per gli uomini al 51,4%. Inoltre, guadagnano meno e sul luogo di lavoro scontano quella che viene definita “segregazione occupazionale”, essendo distribuite in maniera non uniforme tra le varie professioni.

Come riporta l’Osservatorio, circa il 30% di tutte le lavoratrici sono occupate nell’istruzione, nella sanità e nel sociale, rispetto all’8% degli uomini. Mentre altri settori dominati da questi ultimi, basti pensare che solo il 17% degli specialisti in tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni è donna. Ma è nelle coppie con figli che il divario lavorativo di genere si acutizza: le mamme sono infatti limitate sia nelle scelte di vita sia in quelle per l’istruzione. La maggior parte è “intrappolata in lavori di bassa qualità”, riporta l’Osservatorio, che sottolinea anche come la “segregazione di genere” sia “peggiorata durante la crisi generata dal Covid-19”, dato che è diventata sempre più alta “la domanda di operatori sanitari”.

Nel complesso, con 63,5 punti su 100, l’Italia è al 14esimo posto nell’Ue nell’indice sull’uguaglianza di genere. Ma, nota l’Osservatorio, il nostro Paese sta progredendo verso l’uguaglianza di genere a un ritmo più rapido rispetto ad altri Stati membri. La sua classifica, infatti, è migliorata di otto posizioni dal 2010. Tuttavia sono ancora presenti disuguaglianze di genere importanti nell’area della rappresentanza politica (48,8 punti), della disponibilità di tempo (59,3 punti) e in attori di conoscenza (61,9 punti). “In Italia – conclude l’Osservatorio presieduto dall’avvocata Cristina Rossello – con un tasso di miglioramento registrato dal 2010 al 2018 (0,7%) raggiungere una piena parità di genere nella segregazione e qualità del lavoro senza interventi di rilievo impiegherebbe 477 anni”. “Si deve quindi andare in questa direzione in ambito legislativo e regolatorio in maniera decisa poiché è ormai chiaro che le dinamiche di mercato nel nostro Paese sono insufficienti”.

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