Italia Nostra Calabria ha recentemente espresso forti perplessità in merito ai rendering circolati sulla stampa relativi al progetto di restauro delle magnifiche rovine dell’Abbazia di Santa Maria di Corazzo, situata nella piccola frazione di Castagna del comune di Carlopoli.

A seguito delle numerose segnalazioni, la sottosegretaria Anna Laura Orrico ha precisato che il progetto non è ancora stato approvato dalla Soprintendenza ABAP per Catanzaro e Crotone e quindi per ora i lavori non partiranno di certo. Anna Laura Orrico ha anche ricordato che Santa Maria di Corazzo “non è solo un Bene Culturale prestigioso della Calabria ma è soprattutto un simbolo di rinascita sociale e una rivoluzione culturale che negli anni ha ospitato tantissime iniziative del mondo associazionistico calabrese, con l’obiettivo di ispirare i giovani a prendersi cura dei beni comuni e dei propri sogni”. Parole che suonano in piena sintonia con i valori promossi da Italia Nostra perché inquadrano il recupero dei beni culturali nella prassi enunciata dalla Convenzione di Faro, recentemente ratificata dallo Stato italiano. Infatti la Convenzione dichiara che “chiunque, da solo o collettivamente, ha diritto a trarre beneficio dal patrimonio culturale […] a contribuire al suo arricchimento”, assumendosi anche “la responsabilità di rispettare il patrimonio culturale di altri tanto quanto il proprio”.

Dopo l’editto napoleonico del 1808, la gloriosa Abbazia aveva subìto il rapido abbandono, la spoliazione di tutti i suoi arredi, il crollo di parte delle strutture e del tetto e anche il parziale interramento a causa delle esondazioni del fiume Corace, tanto da essere quasi dimenticata. Quando nel 1986 il complesso fu oggetto di un consolidamento statico, di una campagna di scavi archeologici condotta della British School e di successive indagini e studi della Sovrintendenza, poche persone sapevano della sua esistenza e della sua importanza.

L’intervento non restaurò solo le pietre e i muri ma restituì alla comunità calabrese un luogo simbolo del valore dell’operosità cistercense nel Meridione, ridando dignità culturale a una parte del Paese troppo spesso relegata alla marginalità sociale. Adesso il sito è stato riscoperto dalla popolazione locale e si sono moltiplicati gli eventi, i concerti, gli incontri e le visite guidate e questo bene culturale di grande suggestione, che ricorda l’Abbazia cistercense di San Galgano in provincia di Siena, è diventato tappa obbligata del futuro ”Cammino di Gioacchino da Fiore”, itinerario spirituale che arriva a San Giovanni in Fiore seguendo le orme del monaco florense.

Si tratta di una grande abbazia cistercense, edificata in un luogo isolato sul massiccio della Sila intorno al 1188 che divenne un centro nevralgico della diffusione del cristianesimo latino in territorio bizantino dopo la conquista normanna. Essa deve, però, la sua fama soprattutto alla presenza del monaco Gioacchino da Fiore, citato da Dante Alighieri nel XII Canto del Paradiso, abate per 10 anni. Situato a 825 metri s.l.m. nelle vicinanze di una stazione romana lungo la Via Annia, in una valle ricca di corsi d’acqua e di boschi, il monastero civilizzò gran parte della Calabria centro settentrionale e godette di enorme fama. Prosperò per vari secoli, come testimoniato dalle imponenti mura della chiesa abbaziale a croce latina, il chiostro, il refettorio, il dormitorio, lo scriptorium, la sala capitolare e la biblioteca ma anche dagli edifici a servizio della laboriosità cistercense, come le stalle, i mulini, le cisterne e l’acquedotto, oltre ad evidenze di un vicino opificio della lana. In conseguenza della Commenda e dello sfruttamento da parte delle gerarchie eclesiastiche dei beni dell’Abbazia, subentrò poi un lento declino, aggravato dai danni subiti dalle strutture per i tanti terremoti, che portò alla soppressione nel 1808 con l’editto napoleonico.

Nel 2018 la Regione, dopo aver dichiarato l’Abbazia “attrattore culturale strategico”, ha deciso di stanziare un milione e duecentomila euro per un ulteriore restauro, attingendo al FESR 2014-2020 della Calabria. Il progetto, ancora in fase preliminare, prevede interventi conservativi alle strutture, pareti in cristallo e un tetto in legno lamellare che dovrebbe creare un ambiente per mostre e incontri. La diffusione sui media di alcuni rendering del Progetto preliminare ha però suscitato immediate reazioni da parte di studiosi e restauratori.

Italia Nostra si augura che gli interventi sull’Abbazia siano compatibili con i valori paesaggistici e architettonici del sito, in linea con prassi filologiche rigorose, senza compromettere le preesistenze archeologiche, i valori architettonici e artistici e la sua storia secolare. Dispiace notare quanti danni abbia subìto negli ultimi tempi il rilevante Patrimonio culturale della Calabria, ancora poco conosciuto ed apprezzato come merita, non tanto e non solo per l’abbandono ed il degrado in cui spesso viene colpevolmente lasciato, quanto per alcuni interventi di restauro, assai poco conservativi, quasi delle ricostruzioni, che ne hanno stravolto l’essenza, la sua autenticità, la memoria storica.

Per questo si spera che i finanziamenti vengano usati per un restauro rigoroso, un’ulteriore campagna di scavi e la predisposizione di pannelli esplicativi sul valore culturale del sito e della sua affascinante storia.

Articolo Precedente

La Chiesa di ieri e di oggi attraverso la vita dei suoi ‘principi’, grazie a una preziosa lettura

next
Articolo Successivo

‘Ikigai in Love’, il libro di Leoncini e Mogi che riscopre l’importanza del presente contro la dipendenza da Internet e dalla realtà virtuale

next