“Un dibattito fondato sul nulla“. È questo quello che pensa il Quirinale della possibilità di far nascere un nuovo governo, un esecutivo del presidente. Da giorni il tifo per un cambio di maggioranza si è fatto più insistente, sui giornali e tra i leader del centrodestra. Aiutato dal dibattito interno alle forze che sostengono il premier Giuseppe Conte. Italia Viva critica, il capogruppo Pd in Senato Andrea Marcucci chiede di “valutare se i ministri sono adeguati alle emergenze” e costringe il segretario Nicola Zingaretti a smentire la possibilità di un rimpasto. I malumori interni riempiono i retroscena dei quotidiani e alimentano le teoria di chi vorrebbe un governissimo.

Di fronte a questi ipotesi, Marzio Breda sul Corriere della Sera descrive lo stupore del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Stupore che diventa quasi irritazione, di fronte a istanze che sembrano arrivare da un altro pianeta. Innanzitutto, ragionano al Quirinale, le richieste che arrivano al capo dello Stato non hanno un fondamento tecnico: devono essere le Camere a votare la sfiducia al governo, non Mattarella. Oppure, dovrebbe essere Conte a salire al Colle e mettere sul tavolo le sue dimissioni. Un procedimento inverso non ha precedenti nella storia della Repubblica: un presidente non può staccare la spina a un governo senza motivo.

Oltre alla Costituzione, c’è poi la realtà: il coronavirus. Ammesso e non concesso che si riesca a trovare una nuova maggioranza e formare un altro governo, chi prenderebbe nel frattempo decisioni che potrebbe essere cruciali nella gestione della pandemia? Un vuoto di potere che potrebbe durare settimane, se non mesi, lasciando il Paese in balia degli eventi. Politici e opinionisti non se ne curano, il Quirinale ha il dovere di farlo. Lo stesso ragionamento vale per l’ipotesi di elezioni politiche in tempi rapidi, che riproporrebbero in primavera e in estate uguali incognite e problemi. Per questo, l’azione di Mattarella proseguirà sulla linea tenuta in questi primi mesi di lotta contro la pandemia: continuare a chiedere il dialogo e la collaborazione di tutti con tutti.

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