Le “forbici molecolari” messe a punto dai due nuovi Nobel per la Chimica, Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna, potranno rivelarsi molto utili anche per contrastare l’effetto dei cambiamenti climatici sugli animali. Un gruppo di ricercatori dell’AgResearch, in Nuova Zelanda, ha infatti avuto l’idea di applicare l’editing genetico, più precisamente la tecnica Crispr-Cas9, per modificare geneticamente le mucche e “schiarire” le macchie nere tipiche del loro manto. In questo modo, stando a quanto riferito dagli studiosi sul sito di pre-stampa bioRxiv (che non prevede revisioni, ndr), si può interferire con la quantità di calore che viene assorbito dalle mucche durante il pascolo, migliorandone efficienza, fertilità e sopravvivenza.

Gli scienziati hanno applicato la tecnica sviluppata dalle due scienziate da Nobel per eliminare il gene della proteina 17 pre-melanosomiale, che causa la tipica colorazione nera sul manto degli animali. Le “forbici molecolari” sono state applicate sulle cellule epiteliali fetali di un maschio di razza frisona. Dopo sette giorni in coltura in vitro, gli embrioni modificati sono stati trapiantati nell’utero delle mucche. Ebbene, questa manipolazione del Dna ha prodotto “un forte effetto di diluizione del colore”, riferiscono gli studiosi. In seguito, i due vitelli nati con la mutazione genetica sono deceduti a causa del processo di clonazione utilizzato nell’esperimento e non per la “cancellazione” del gene. “L’alterazione genetica sembrava efficace – riferisce Goetz Laible, tra gli autori del lavoro – , il manto chiaro assorbe meno radiazione solare, riducendo lo stress termico nei bovini e influendo positivamente sui livelli di produzione, fertilità e benessere”. Gli esperti sottolineano che adattare i bovini da latte alle condizioni climatiche in rapida evoluzione può portare a una serie di benefici. “Lo stress termico – sostiene l’esperto – rappresenta una delle principali cause di diminuzione della produzione e della fertilità durante i mesi estivi”. Quando le temperature sono molto alte gli animali mangiano meno e di conseguenza producono meno latte.

La nuova strategia dei ricercatori neozelandesi potrebbe cambiare tutto perché si è rivelata efficace allo scopo. “La colorazione del manto era tendente al grigio – afferma Laible – e siamo riusciti a lasciare inalterate le aree bianche. I vitelli non mostravano i segni di potenziali mutazioni collaterali, ma a distanza di quattro settimane uno dei due piccoli è stato abbattuto e l’altro è deceduto per un’infezione dovuta al processo di clonazione”. Segno che c’è ancora tanto lavoro da fare. Tuttavia, secondo gli scienziati, non ci dovrebbe volere molto tempo. “Anche se l’esito è stato infausto – osserva Laible – il nostro lavoro dimostra che la colorazione del manto può essere effettuata tramite lo strumento dell’editing genetico, e siamo convinti che possa essere applicato anche a razze da carne come i bovini Black Angus. Su scala globale, i modesti miglioramenti dell’eco-produttività dei bovini dal manto più chiaro, si tradurrebbero in sostanziali benefici ambientali”.

Lo studio su BioRxiv

Foto dalla studio pubblicato su BioRxiv

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