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Ultimo aggiornamento: 12:33 del 20 Ottobre 2020

Cannabis, l’appello di Walter De Benedetto al presidente Mattarella: “Indagato perché costretto a violare la legge per non soffrire”

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“Sono malato e senza terapia, per giunta ora indagato per essere stato costretto a violare la legge per non soffrire. Mi chiedo: dove sta il Parlamento?”. Questo l’appello lanciato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella da Walter De Benedetto, affetto da anni da artrite reumatoide, una malattia rara neurodegenerativa e altamente invalidante, per chiedere che sia rispettato il diritto alle cure riconosciuto dalla Costituzione.”Mi rivolgo a lei perché un anno fa ho provato a rivolgermi alle istituzioni, venendo fino a Roma in un viaggio per me faticoso, ma pieno di speranza”, ha spiegato De Benedetto nel suo video appello, proiettato nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei deputati, organizzata da ‘Meglio Legale‘, un progetto e una campagna di disobbedienza civile per la legalizzazione della cannabis che coinvolge parlamentari, medici, imprenditori e avvocati, giornalisti e semplici cittadini, lanciata negli scorsi mesi di fronte allo stallo del Parlamento sul tema.

Ora, la richiesta di intervento dello stesso De Benedetto è diretta al Quirinale. Perché, nonostante la regolare prescrizione di cannabis terapeutica che gli permetterebbe di migliorare la qualità della vita, è stato costretto a sopperire alle lacune pubbliche attraverso l’auto-produzione, perché la ASL di Arezzo non era in grado di garantirgli la quantità a lui necessaria per la terapia per cui gli viene prescritta.
Una decisione, quella di coltivare cannabis nel proprio giardino, che è però costata a Walter De Benedetto l’indagine per coltivazione di sostanza stupefacente in concorso. “Da malato, avevo la prescrizione medica e potevo usufruire della cannabis terapeutica, ma ho iniziato a non camminare più e l’aumento non arrivava. Dato che questa cosa mi stava aiutando ho deciso di violare la legge, a costo di assumermi le responsabilità per non soffrire“, è il racconto di De Benedetto. “Sono indagato da un sistema che è stato rapidissimo ad applicare la legge. I carabinieri sono stati ineccepibili, molto sensibili, ma il Parlamento dove sta? Ha fatto una legge che garantiva una cura per tutti, ecco non sta mantenendo”, ha rivendicato.
Per questo, la richiesta al presidente Mattarella è che possa spingere le Camere a occuparsi del tema: “Dovrei pensare a curarmi, e basta, mi trovo indagato e a passare notti dove ho paura. Non è giusto. Eppure in Italia potremmo fare altre scelte per risolvere, quindi spero ci possa aiutare. Perché se c’è una cosa da evitare davvero è il dolore. E applicabile il buon senso”.
Di certo, il caso di De Benedetto è simbolico. Perché spesso comune per tanti altri malati, di fronte a uno scenario di scarsa informazione tra gli operatori sanitari in materia di cannabis terapeutica, a una burocrazia farraginosa che spesso accompagna le regolari prescrizioni mediche e soprattutto a una scarsa produzione del prodotto che non permette di rispondere al fabbisogno di cannabis medica nel nostro Paese: “C’è un problema di approvvigionamento cronico, strutturale. E, poi, di fronte a situazioni di auto-coltivazione e all’apertura di indagini, in base al giudice, le conseguenze sono poi differenti. Alcuni archiviano. Altri per carenza probatoria, non assolvono, perché a volte la scelta di curarsi con la cannabis non è accompagnata da una serie di carte e scartoffie che possono permettere al giudice di decidere per l’assoluzione”, hanno sottolineato in conferenza stampa a Montecitorio i legali rappresentanti di De Benedetto, Lorenzo Simonetti e Claudio Miglio. Ma se “la giurisprudenza ha spesso cercato di correggere il tiro”, spiegano, “su un tema di questo tipo il Parlamento non può restare in silenzio”.
Ma se le Camere restano ferme, le responsabilità sono diverse: “Ci sono anche le Asl e le farmacie ospedaliere che spesso si rifiutano di somministrare quello che i medici prescrivono. E quando il paziente viene trattato da tossico o spacciatore dalle farmacie ospedaliere è evidente che scatti il diritto a potersi curare da sé”, hanno rivendicato gli avvocati.
“In un momento di pandemia c’è un problema di continuità terapeutica per tanti malati, compresi quelli che hanno bisogno di cannabis. Ma dal governo negli ultimi mesi c’è stato un accanimento anti terapeutico nei loro confronti. Anziché facilitare l’accesso alla cura, lo si sta rendendo più complesso. E c’è un problema al ministero della Salute: il ministro Roberto Speranza non vuole assumersi responsabilità rispetto a dirigenti che pensano di aver titolarità politica. Invece deve assumerla, di fronte a una situazione di negazione di cure”, ha attaccato in conferenza stampa Riccardo Magi, parlamentare di +Europa/Radicali.
Senza dimenticare come sia ancora lontana l’adozione di un testo organico complessivo per una regolamentazione per l’uso della cannabis, compresa quella terapeutico: “Al momento resta soltanto uno scaricabarile, tra il presidente della Camera Roberto Fico e i capigruppo dei diversi partiti, sulla calendarizzazione”, hanno ricordato i parlamentari intervenuti. “Il governo deve capire se stare dalla parte delle cause farmaceutiche che vogliono un prodotto esclusivo per farci profitto, oppure dalla parte dei cittadini”, ha concluso il deputato M5s Michele Sodano.

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