I tempi ormai stretti per il varo della legge di Bilancio, le bozze del Recovery and resilience plan da completare, le divisioni nella maggioranza sul modello da adottare. Risultato: alla fine, anche stavolta, lariforma complessiva del fisco dovrà attendere. A ufficializzarlo è stato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che a RaiNews24 ha spiegato: “Presenteremo un disegno di legge delega e il nostro obiettivo è che sia operativo da 1° gennaio 2022. Potremmo decidere di fare anche per il 2021 un altro modulo che entra in vigore, ma una riforma seria e ambiziosa richiede tempo”. Insomma, “non abbiamo mai detto che avremmo fatto riforma completa e ‘storica’, né che l’avremmo rinviata: noi vogliamo farla, e c’è la possibilità di anticiparne alcuni pezzi, come già fatto con la riduzione del cuneo fiscale del primo luglio”. La Nota di aggiornamento al Def specifica che “la riforma fiscale si finanzierà strutturalmente con il contrasto all’evasione fiscale e con una riforma del sistema delle detrazioni e della tassazione ambientale”.

Il modello tedesco e i suoi nemici – Quanto alle soluzioni in vista Gualtieri ha ribadito di avere un “personale apprezzamento per il modello tedesco” in cui a stabilire l’imposta applicata ai contribuenti che guadagnano fino a 57.051 euro è una formula matematica, che consente di calcolare l’aliquota ad hoc per ogni singolo livello di reddito garantendo il massimo della progressività. “Ma se ci sarà una curva continua o con scalette non è un aspetto decisivo anche se importante”, secondo il titolare del Tesoro. “Una riforma significa immaginare come sia possibile rendere strutturale una riduzione del peso del fisco su chi lavora e produce e come finanziarla con meccanismi equi“. Nei giorni scorsi si è detta a favore del “modello Berlino” anche la sottosegretaria all’Economia Maria Cecilia Guerra (Leu), che in un’intervista al Manifesto ha spiegato: “Permetterebbe di intervenire su problemi come la gobba che si è creata tra i redditi da ceto medio tra i 25 e i 50mila euro, senza provocare conseguenze sulla scala dei redditi inferiori e superiori. Chi sostiene la riforma del sistema fiscale a due o tre aliquote” – come Italia viva che chiede anche l’abolizione di tutte le agevolazioni fiscali con l’eccezione di quelle “socialmente sensibili” e l’assegno unico per i figli “sottovaluta che questo schema, a parità di gettito, continua a scaricare l’onere sulle classi medie”.

Lo stop alla moratoria sulle cartelle – Il ministro ha poi spiegato che il termine fissato per lo stop alla riscossione delle cartelle esattoriali e ai pignoramenti su stipendi e pensioni, portato al 15 ottobre dal decreto Agosto, non sarà prorogato. Secondo Il Sole 24 ore sono 9 milioni le cartelle pronte per la notifica. Ripartiranno accertamenti esecutivi, ingiunzioni, accertamenti esecutivi anche degli enti locali. “Non dico” parole di rassicurazione su un nuovo rinvio dei pagamenti fiscali e delle cartelle esattoriali, “perché sarei un imbonitore“, ha chiuso. Ma “abbiamo detto all’Agenzia delle entrate che bisogna ripartire con grande gradualità“. Le opposizioni parlano di rischio stangata e chiedono un ulteriore differimento a fine anno.

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