Un flop praticamente annunciato. I precedenti click day, d’altronde, non lasciavano sperare bene. In Sicilia la corsa ai contributi a fondo perduto per le piccole imprese danneggiate da Covid e lockdown, ribattezzati BonuSicilia, fa i conti con un grave disservizio della piattaforma della Regione e dall’assessorato alle Attività produttive. Il sito web SiciliaPEI non ha retto il traffico di utenti andando in tilt già pochi minuti dopo le 9 di lunedì mattina, cioè l’orario a partire dal quale gli imprenditori potevano inviare le loro richieste. L’obiettivo, dopo avere già preso parte alla fase preliminare con la precompilazione delle domande, era quello di essere il più veloci nella corsa al click. Anche perché al raggiungimento di un totale di richieste pari al 120 per cento dell’importo stanziato, cioè 125 milioni di euro, la piattaforma telematica non avrebbe più accettato istanze. Ma tutto si è risolto in un rinvio, a stretto giro, a giovedì 8 ottobre sempre alle 9.

Ma di chi è la colpa? Secondo la versione fornita dalla Regione il “disservizio tecnico” è imputabile a Telecom Italia. “La Regione è cliente di Tim e non erogatrice di servizi”, si è giustificato in una nota stampa l’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano. Facendo eco alle parole dei dirigenti regionali Vincenzo Falgares e Carmelo Frittitta. Il flop però, come prevedibile, si è trasformato in un caso politico con le opposizioni subito all’attacco. “Lo avevamo detto in tutte le lingue – spiegano dal Movimento 5 stelle Sicilia – Li avevamo avvisati, ma la loro arroganza li ha portati al fallimento. Un fallimento che, per l’ennesima volta, punisce le aziende siciliane già intente a fare i salti mortali per sopravvivere”. Le imprese che si erano accreditate per ottenere la liquidità messa a disposizione dalla Regione ammontano a quasi 56mila. Mentre per poterle finanziare tutte sarebbero necessari 675 milioni di euro. Quasi sei volte in più rispetto alla cifra messa a disposizione.

Ancora vivo in Sicilia il ricordo di un altro clamoroso fallimento legato alla corsa al click, ossia il Piano Giovani per l’accesso ai tirocini per i ragazzi senza lavoro. Era il 2014 e in carica c’era il governo regionale guidato da Rosario Crocetta affiancato dall’assessora alla Formazione professionale Nelli Scilabra. Anche allora a fare saltare tutto era stato un crash informatico con la società ligure ETT a cui venne affidato il servizio, in maniera diretta, che si provò a giustificare parlando di una forzatura dall’esterno del sistema. Una sorta di attacco hacker con tanto di denuncia alla polizia postale. Sei anni fa il click day si portò strascichi politici più pesanti con il governo Crocetta che vacillò pericolosamente.

Decisamente più attuale il crollo del sito Inps l’1 aprile, nel primo giorno di richieste per il bonus 600 euro per autonomi, liberi professionisti, cococo, stagionali e lavoratori dello spettacolo. Anche in questo caso nel mirino finirono i pirati informatici. Ma emersero anche alcune falle, con la comparsa di dati sensibili di altri utenti durante le fasi d’accesso al sito.

L’agonia negli aiuti in Sicilia si era manifestata in pieno lockdown anche per quanto riguarda l’erogazione della cassa integrazione in deroga. In quel caso la lentezza non era dei server ma dei dipendenti regionali, con tanto di richiesta di un bonus per accelerare le pratiche.

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