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Inchiesta Ue sull’acquisto sottocosto di cavi in fibra importati dalla Cina. Tra i compratori Deutsche Telekom, Open Fiber e Retelit

L’inchiesta antidumping è partita dalla denuncia di Europacable, a nome dei produttori (tra i quali l’italiana Prysmian) che rappresentano oltre il 25% della produzione di cavi in Europa. Lo scorso anno nel Vecchio continente sono stati venduti circa 1,2 milioni di chilometri di cavi, di cui il 15-20% proveniente dalla Cina, con impatto negativo sui prezzi
Inchiesta Ue sull’acquisto sottocosto di cavi in fibra importati dalla Cina. Tra i compratori Deutsche Telekom, Open Fiber e Retelit
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La Commissione europea ha avviato un’inchiesta antidumping sulle importazioni di cavi in fibra ottica dalla Cina, in seguito alla denuncia di Europacable, a nome dei produttori (tra i quali anche l’italiana Prysmian) che rappresentano oltre il 25% della produzione di cavi in Europa. Nella documentazione che Eurocable ha allegato sono citati 13 esportatori cinesi. Tra i gruppi che hanno utilizzato i loro prodotti – acquistandoli sottocosto secondo l’accusa – ci sono big come Telekom Austria, Deutsche Telekom Orange e Vodafone e operatori italiani tra cui Open Fiber – la società per la banda ultralarga partecipata da Cdp e Enel -, Retelit e Sirti.

Europacable e le sue aziende associate “sosterranno attivamente la Commissione europea negli sforzi per ripristinare la parità di condizioni nel mercato”, commenta l’associazione in una nota sottolineando che “l’Europa ha assolutamente bisogno di mantenere un’industria dei cavi ottici forte e tecnologicamente avanzata che ha urgente bisogno di garantire che rimanga vitale in questo ambiente molto difficile”. Secondo l’associazione lo scorso anno in Europa sono stati venduti circa 1,2 milioni di chilometri di cavi, di cui il 15-20% proveniente dalla Cina, con un aumento del 150% dal 2016 al 2019. Il mercato Ue vale circa 1 miliardo di euro.

La Commissione “ritiene che vi siano prove sufficienti per dimostrare che il volume e i prezzi delle importazioni in esame hanno avuto un impatto negativo sulle quantità vendute e sul livello dei prezzi praticati, con conseguenti effetti negativi sostanziali sui risultati complessivi dell’industria dell’Unione”. L’inchiesta riguarda il periodo dal 1 luglio 2019 al 30 giugno 2020 e verranno coinvolti ‘a campione’ una serie di produttori e di importatori che se ne sono avvalsi. L’indagine potrebbe durare fino a 15 mesi, ma i dazi provvisori potrebbero essere imposti entro otto.

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