Aveva lasciato perplessi osservatori e politici la distribuzione del dividendo speciale che FCA aveva annunciato insieme al matrimonio con PSA e confermato in concomitanza con l’ottenimento di un prestito da 6,3 miliardi di euro a garanzia statale. Ora, però, il nuovo scenario economico globale innescato dalla pandemia ha spinto il gruppo italoamericano e quello francese – che concluderanno il processo di fusione paritetica entro il primo trimestre del 2021 – a rivedere alcuni dettagli dell’accordo vincolante che porterà alla nascita del gruppo Stellantis, il nuovo colosso dell’automobile.

Ecco quindi che il dividendo straordinario in questione verrà sensibilmente ridimensionato, passando dai 5,5 miliardi di euro inizialmente preventivati a 2,9 miliardi. Dal canto loro i francesi ridistribuiranno la quota del 46% detenuta in Faurecia, multinazionale della componentistica automotive, in modo che gli azionisti di FCA e PSA ricevano il 23% dell’azienda (che ha una capitalizzazione di 4,86 miliardi di euro). Manovre che dovrebbero garantire al bilancio del nuovo gruppo una liquidità di 2,6 miliardi di euro extra.

Tuttavia, come si legge in una nota ufficiale, “alla luce dell’andamento e delle prospettive di entrambe le società, delle condizioni di mercato e delle performance registrate nel periodo intercorso”, i due gruppi potrebbero distribuire un ulteriore dividendo da 500 milioni di euro subito prima di chiudere la fusione o, addirittura, un dividendo da un miliardo di euro dopo il completamento dell’operazione. Quest’ultima, una volta a regime, dovrebbe garantire sinergie per 5 miliardi di euro l’anno, 1,3 miliardi in più rispetto ai 3,7 miliardi preventivati pochi mesi fa.

“Con questo decisivo passo ci stiamo avvicinando complessivamente al nostro obiettivo nelle migliori condizioni possibili e con prospettive ancora migliori per Stellantis”, afferma il numero uno di PSA, Carlos Tavares. Mentre per il ceo di FCA, Mike Manley, “l’annuncio di oggi è un ulteriore, forte segnale della comune determinazione a garantire che Stellantis abbia tutte le risorse di cui ha bisogno per impegnare i suoi asset unici, le sue energie creative e le molte opportunità per la creazione di un valore superiore per gli stakeholder”. Rimane da capire, però, se e in che modo le risorse umane, specie quelle italiane, saranno interessate dalle “razionalizzazioni” che generalmente seguono a fusioni industriali di questo genere.

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