Il mondo FQ

“Uno in meno”: docente di Novara e marito a processo per il post su Facebook scritto dopo l’omicidio del carabiniere Cerciello Rega

L'insegnante Eliana Frontini e Norberto Breccia sono accusati rispettivamente di vilipendio della Repubblica e delle istituzioni e diffamazione, e di favoreggiamento personale. Prosegue il processo in cui sono imputati i due ragazzi statunitensi, un testimone: "Il vicebrigadiere aveva il tesserino"
“Uno in meno”: docente di Novara e marito a processo per il post su Facebook scritto dopo l’omicidio del carabiniere Cerciello Rega
Icona dei commenti Commenti

“Uno in meno e con sguardo poco intelligente, non ne sentiremo la mancanza”. Per questo commento social scritto all’indomani della morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, l’insegnante novarese Eliana Frontini e suo marito Norberto Breccia andranno a processo rispettivamente con l’accusa di vilipendio della Repubblica e delle istituzioni e diffamazione, e di favoreggiamento personale. La donna fu denunciata da Rosa Maria Esilio, la vedova del carabinieri ucciso la notte fra il 25 e il 26 luglio a Roma al termine di uno scontro con due giovani americani, Finnegan Lee Elder e Gabriele Natale Hjorth, dopo che il suo commento era apparso sul gruppo Facebook “Sei di Novara se…”.

Il marito, invece, è accusato di aver tentato di sviare le indagini accollandosi la responsabilità del gesto, seppur apparso dal profilo personale della moglie e postato attraverso lo smartphone della donna. Ai due è stato notificato un decreto di citazione diretta in giudizio. “Sono molto soddisfatto per l’accoglimento della denuncia che fortemente abbia sostenuto – spiega il legale di Esilio – e dell’ottimo lavoro portato avanti con pervicacia e professionalità dalla pm Silvia Baglivo della procura di Novara”.

Intanto prosegue il processo in cui sono imputati per omicidio volontario i due ragazzi statunitensi. Nei giorni scorsi, l’accusa ha portato in aula una nuova testimonianza secondo cui la notte del 26 luglio il militare assassinato aveva con sé il tesserino dell’Arma. Il testimone, secondo quanto ricostruito, ha riferito di essere stato fermato da Cerciello pochi minuti prima dell’omicidio a Prati e che il vicebrigadiere si è identificato mostrando il tesserino che era nel portafoglio. “E’ stato messo in dubbio che Cerciello avesse un tesserino identificativo. Noi abbiamo rintracciato la persona che aveva incontrato Cerciello poco prima dell’omicidio alle 3.08 di quella notte e – ha detto l’avvocato Ferrandino – ha confermato che il vicebrigadiere per identificarsi ha estratto dalla tasca dei pantaloni il portafogli e ha mostrato il tesserino da carabiniere”. All’inizio del dibattimento, spiega il legale “non pensavamo potesse essere necessario chiarire questo aspetto ma visto che è stato messo in dubbio abbiamo ritenuto di dover intervenire”.

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione