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Ultimo aggiornamento: 22:26 del 7 Settembre 2020

Sindacati provano a dialogare con Confindustria: al centro il rinnovo dei contratti. Landini: “Restano difficoltà”. Furlan: “Incontro utile”

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Tre ore di confronto “utili” anche se “restano ancora delle difficoltà“. Il primo faccia a faccia dopo il rinnovo dei vertici di Confindustria, con Carlo Bonomi presidente, tra l’associazione di rappresentanza delle imprese e i sindacati, ha avuto al centro il tema più difficile: il rinnovo dei contratti che regolano i rapporti di lavoro di oltre 10 milioni di lavoratori solo nel privato. Al tavolo erano seduti Cgil, Cisl e Uil, oltre alla stessa Confindustria.

Tanti i contratti da rinnovare, da quello della sanità privata, per il quale Annamaria Furlan, segretaria generale Cisl, ha parlato di “buone notizie“, visto che Confindustria ha detto di voler sbloccare l’accordo, fino a quello dei metalmeccanici. Tra gli altri anche il rinnovo degli alimentaristi, sul quale restano ancora dei nodi da sciogliere, come ha fatto presente in conferenza stampa il leader della Cgil, Maurizio Landini, che ha parlato di “differenze“. È “bipartisan” comunque, la volontà di rinnovare i contratti, resta da capire il come. Bonomi nei giorni scorsi ha parlato di “rivoluzionare i contratti”, archiviando lo schema “del vecchio scambio di inizio Novecentro tra salari e orari”. Dal canto suo, comunque, in conferenza stampa la Uil, con Pierpaolo Bombardieri, ha avvertito che le intenzioni saranno “valutate sui fatti”, assicurando in ogni caso che tra i lavoratori non c’è alcun “sentimento anti-industriale”, come alcune voci sostenevano.

Tra i due fronti le scintille in questi mesi non sono mancate, ma Bonomi già a inizio incontro si era detto positivo, sottolineando su Twitter che “serve convergere”, su diversi punti, tra cui “nuovi ammortizzatori, politiche attive del lavoro, più formazione, ruolo della agenzie per il lavoro, contratti”. Il riferimento va alle “intese del 2018“, a criteri “seri” di rappresentanza, al trattamento economico minimo, passando per il salario di produttività e il welfare. Tutti cardini del Patto della Fabbrica, l’intesa trovata più di due anni fa nata per contrastare interventi di legge sul salario minimo, rivendicando su questo terreno la competenza delle parti sociali. Ma tra gli obiettivi c’era anche lo stop al dumping contrattuale, evitando la proliferazione di accordi pirata. Un risultato da raggiungere attraverso la misurazione della rappresentanza anche datoriale.

In conferenza stampa, poi, non è mancata una “frecciatina” di Bonomi al governo Conte. Rispondendo a una domanda il numero uno degli industriali ha parlato del fisco: “Serve una riforma organica. Questo Paese non può pensare che sia la tassazione del mercato del lavoro a mantenere tutto il resto, dobbiamo avere il coraggio di pensare alla tassazione anche di altri comparti”.

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