Le risorse europee disponibili per l’Italia già quest’anno a valere sul Recovery fund ammonteranno a circa 15 miliardi: si tratta dei finanziamenti supplementari per servizi sanitari, piccole imprese e occupazione del programma ReactEu. L’anticipo pari al 10% della Recovery and resilience facility – il cuore del piano europeo per la ripresa – arriverà invece solo nel 2021. “Certamente non ci sarà una trattativa per avere i quattrini nel 2020”, ha chiarito il Commissario europeo per l’economia, Paolo Gentiloni, in audizione davanti alle commissioni riunite Bilancio e Politiche dell’Unione europea di Camera e Senato. Gentiloni non ha specificato l’ammontare dell’anticipo. A valere sulla Recovery and resilience facility l’Italia dovrebbe ricevere in totale 127 miliardi di prestiti e 63 di sovvenzioni, mentre il totale delle risorse destinate all’Italia nell’ambito del Next Generation Eu dovrebbe essere di 209 miliardi. La vera novità è che quell’anticipo potrà rimborsare anche spese fatte a partire da febbraio di quest’anno.

All’Italia la Commissione “chiede una cosa sola e semplice: decida il governo, nel quadro delle priorità” individuate dall’Ue, come strutturare il proprio piano nazionale di ripresa e di resilienza, “ma non per varare un catalogo di spese“, bensì “per prendere le decisioni di riforma e di investimento della cui necessità ci occupiamo da tempo”. Oggi finalmente “abbiamo le risorse e lo spazio di bilancio per affrontare le strozzature” che affliggono da tempo l’economia italiana. “Non è stato così negli ultimi decenni: se non le affrontiamo oggi, non lo facciamo più”. Agire è importante, “specie per un Paese come il nostro, che ha un basso tasso di crescita e un elevato livello di debito pubblico, che non scomparirà. Incoraggio il governo a scegliere di guidare questa ripresa”, questa “ricostruzione. O lo facciamo oggi oppure sarà difficile farlo in un’altra occasione”. Per l’Italia, ha ricordato, le Raccomandazioni Paese – che dovranno essere per ogni Stato una stella polare da seguire nella preparazione dei piani – comprendono la richiesta di ridurre i tempi lunghissimi della giustizia civile. Il documento sottolineava che “la scarsa efficienza del sistema giudiziario continua a destare preoccupazione”. Per la Commissione, “rimane ancora margine per limitare gli abusi del processo e garantire un funzionamento più efficiente dei tribunali”.

“Ci aspettiamo per la metà di ottobre delle bozze che consentano il confronto necessario”, ha detto poi il commissario Ue chiarendo le tempistiche dei finanziamenti. “La presentazione finale dei piani è prevista per l’inizio del prossimo anno, è una scadenza, ma incoraggiamo a presentarli in forma definitiva anche prima”. Una volta che il piano verrà presentato formalmente, cosa che potrà avvenire a partire da “gennaio” (il 15 ottobre dovrebbero venire presentate solo delle bozze), la Commissione avrà “otto settimane di tempo per proporre al Consiglio l’approvazione del piano ricevuto“, sempre che il piano sia adeguato. Il Consiglio quindi “avrà a sua volta 4 settimane per arrivare ad una approvazione, a maggioranza qualificata“. Si arriverà così a primavera. A quel punto, quindi in teoria anche entro il “primo semestre del prossimo anno, ci sarà una prima erogazione del 10% dell’ammontare del piano di Recovery. Le altre erogazioni avverranno a cadenza semestrale, due volte l’anno”. Gentiloni ha ricordato che la possibilità di prevedere un anticipo delle erogazioni già nel 2021 è stata una novità positiva introdotta dal Consiglio Europeo, poiché in precedenza si prevedevano esborsi solo in base al compimento di determinate tappe.

Ovviamente “i Piani nazionali non saranno redatti a Bruxelles né imposti da Bruxelles”, ma “è molto chiaro che la Commissione non è un intermediario finanziario per trasferire risorse a scatola chiusa ai Paesi ma ha l’obbligo di verificare che i piani siano in linea con le priorità comuni” e con quelle specifiche per i diversi paesi. In generale i piani nazionali di ripresa e di resilienza, che gli Stati membri dell’Ue devono presentare alla Commissione per accedere alle risorse della Rrf, dovranno prevedere “almeno il 35%” delle spese destinato alla “transizione ambientale” e le restanti non dovranno andare in direzione contraria all’obiettivo della transizione ecologica per l’economia Ue, che entro il 2050 dovrà essere neutrale in termini di emissioni climalteranti. “Queste sono le priorità comuni a tutti i 27 Paesi – ha spiegato il commissario – poi ciascun Paese ha il suo pacchetto di Raccomandazioni specifiche” alle quali attingere, “specie quelle del 2020 e del 2019”. Insomma, oltre alle tre grandi direttrici Ue (green, digitale, resilienza), i Paesi per redigere i piani potranno “attingere” alle Country Specific Recommendations “per indicare le priorità nazionali”.

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