È pronto il nuovo decreto Immigrazione. La ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, lo ha annunciato intervistata al Caffeina Festival a Santa Severa. In tema di accoglienza è un ritorno al passato, prima dei tagli e dei limiti ai permessi umanitari inaugurati durante l’era Salvini. Il lavoro sulle nuove regole sul fronte migranti “è chiuso. Sto aspettando il parere dell’Anci perché cambia un po’ il sistema di accoglienza. I Centri di accoglienza dovranno essere gestiti dai Comuni. Spero di poter mandare il testo a Palazzo Chigi prima di ferragosto, poi se ne parlerà a settembre. La cosa importante è aver trovato un testo condiviso con la maggioranza”, ha dichiarato la titolare del Viminale.

Nel nuovo decreto, ha spiegato, “abbiamo recepito tutte le osservazioni che erano state formulate dalla Presidenza della Repubblica. E siamo andati oltre. Abbiamo modificato il sistema accoglienza anche per coloro che sono richiedenti asilo, affinché entrino nel circuito di accoglienza identico a quello che oggi è riservato a coloro che sono titolari di protezione umanitaria, ritornando un po’ come era prima”. Si tornerebbe cioè in sostanza al sistema degli Sprar che all’epoca accoglieva sia titolari di protezione umanitaria che richiedenti, con progetti volti all’integrazione che coinvolgevano tutti gli ospiti.

Il ministro si è poi soffermato sul crescendo di sbarchi e sul problema dell’accoglienza aggravato dall’emergenza Covid. “Circa 14mila migranti sono arrivati dall’inizio dell’anno. Il numero che ha fatto alzare l’asticella – ha ricordato – è quello che deriva dal mese di luglio, quando c’è stata una fortissima crisi politica ed economica in Tunisia e persone che non avrebbero mai pensato di abbandonare il proprio Paese e si sono avventurate verso le nostre coste”.

Un flusso di persone che ha richiesto l’utilizzo anche delle navi-quarantena per rispettare le disposizioni anti-Covid per chi proviene dall’estero. Per il momento sulla nave al largo di Lampedusa “sono in 600 e i tunisini come popolo sono un po’ agitati, la difficoltà è quella di separarli. Oggi si è concluso l’altro bando per la nave più piccola, una nave da 300 persone ma anche quella verrà poi dimensionata. Per fortuna da una settimana non stanno arrivando migranti e possiamo gestire la situazione con maggiore lucidità. È stato molto complicato gestire tutto in un mese, quando sono arrivati tutti insieme, l’arrivo di 6mila migranti, ma mi pare che fino ad ora è andata bene”.

Il ministro ha parlato anche dell’accordo di Malta. “È stato molto positivo. Grazie a quest’ultimo ci siamo accordati con gli altri Paesi affinché tutti i migranti in arrivo vengano redistribuiti e ogni Stato poi individui i soggetti aventi diritto alla protezione umanitaria o proceda eventualmente ai rimpatri. Prima, invece, tutte le procedure gravavano su di noi e i rimpatri erano tutti a carico dell’Italia. In questo momento sono pochi i Paesi con cui noi possiamo procedere per i rimpatri, per questo ho chiesto di fare un accordo europeo per i rimpatri, per avere una maggiore forza”.

Sul fronte migranti e coronavirus Lamorgese ha poi aggiunto: “Abbiamo cercato di organizzare tutto per evitare che ci siano contagi e cercare di isolare coloro che sono positivi tenendo presente che le collettività non li accettano. E il Covid rende ancora più complicate le cose, anche per i migranti e per il fatto che noi li teniamo in quarantena”.

Quanto alla vicenda dei contagi nel Centro per migranti a Treviso, il ministro ha detto di aver “convocato il prefetto di Treviso perché dalla prima relazione che mi ero fatta preparare rilevo che hanno avuto difficoltà a separare coloro che si positivizzavano. Pensavano potessero gestirla, hanno cominciato a dividerli ma evidentemente in ritardo e, man mano si verificavano altri positivi, i tamponi li hanno fatti in un secondo momento”.

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