Lella Costa, in occasione del compleanno centenario di Franca Valeri, a partire dal 31 luglio scorso, il giorno del suo secolare genetliaco, e fino al 2 agosto, le aveva dedicato una propria versione de La vedova di Socrate, uno dei testi più noti della meravigliosa attrice scomparsa l’8 agosto. Le rappresentazioni, tenute, con tutte le misure di sicurezza dovute a questi tempi di Covid, sono state messe in scena a Milano, città anagraficamente nativa della signora Valeri, nel restaurato chiostro dedicato a Nina Vinchi, la moglie di Giorgio Grassi, scomparsa nel 2009, che tanto diede, anche come inflessibile amministratrice, al Piccolo di Strehler.

“La maleducazione è arrivata molto in alto. La nostra freddezza li ha lasciati lavorare. Adesso la ribellione spetta a noi. Non si era mai visto nella storia: la rivoluzione degli educati”, questo auspicava, purtroppo molto utopisticamente, provocatoriamente, Franca Valeri che, certamente, degli educati avrebbe potuto essere la leader incontrastata. Qualcuno, sbagliando di grosso, l’aveva definita una donna d’altri tempi. In realtà, è stata una fra le più moderne, attuali, rivoluzionarie, oserei dire, donne del nostro (e del precedente) secolo, in grado di leggere compiutamente, anche attraverso i propri personaggi, una società avviata alla decadenza sociale. Riguardo alla corsa alla chirurgia plastica, ad esempio, mefitico e macabro segno dei nostri tempi, commentava: “Il decadimento fisico non piace a nessuno, certo, ma i rattoppi lo rendono più evidente, come per qualsiasi tessuto”. Donna all’avanguardia, la Valeri, anche per essere fra le prime donne coraggiosamente comica.

In uno dei miei recenti blog, fra i più turbolenti quanto a commenti dei lettori, avevo recensito il volume Le comiche a cura di Paola Bono e Anna Maria Crispino (Iacobelli Editore), un saggio, in chiave femminista, proprio sul tema della donna che ride e che fa ridere, con un’analisi del fenomeno approfondito fino agli archetipi mitologici e biblici. Franca Valeri, scrivono le autrici, è una delle donne che “dagli anni Cinquanta hanno caratterizzato i loro personaggi con toni beffardi e irridenti. Madrine che hanno rotto gli argini e sono passate con agilità attraverso la radio e poi alla televisione, che più di tutti gli altri media ha visto alla ribalta generazioni di attrici di grande vis comica, capaci di sferzare la società e il suo machismo colpendo anche la politica e dunque l’uomo che dietro ai suoi meccanismi è ben assestato”.

La precorritrice Franca Valeri ha dato indirettamente (perché non si è mai dichiarata una femminista) “il via a trasmissioni ormai storiche come quelle di Serena Dandini, interpreti come Sabina Guzzanti, Cinzia Leone, Rosalia Porcaro e molte altre, hanno preso la scena ribaltando i ruoli e provocando un riso che poco avevamo visto in precedenza: quello suscitato dalla satira“. Paragonando il ruolo di Franca Valeri all’ “altra inarrivabile primadonna del teatro leggero italiano: Paolo Poli“. Ma trasmissioni come La tv delle ragazze e i suoi seguiti restano ancora oggi perle rare, tanto che, come ricorda Aldo Grasso, Franca Valeri, non molto tempo fa, dichiarava: “Il varietà televisivo è decaduto, così buttano lì quello che hanno in archivio, come a mascherare la pochezza del nuovo e rendendo evidente come quei programmi fossero intelligenti e divertenti… Ora vedi due che parlano, una scenetta comica, e ti rendi conto che non c’è quasi nulla di preparato, mentre ai nostri tempi i testi si consegnavano una settimana prima e poi ci si lavorava sopra”.

La Valeri ci aveva provato sin dal 1959 a ribaltare i canoni delle scene con Le divine, scritto, fra gli altri, con quello che l’anno successivo sarebbe divenuto suo marito: Vittorio Caprioli. Achille Campanile, l’intellettuale col monocolo, criticò lo spettacolo. I tempi non erano maturi. Non gli piacquero le figure della mamma pugilatrice e del padre che cuce a macchina. La Valeri però non demorse: con il Teatro dei Gobbi ripropose quei personaggi graffianti. E ancora, con il suo teatro in tv e sul palcoscenico, fino a non molti anni fa.

Nata Alma Franca Maria Norsa, di famiglia ebraica, melomane (fu anche regista d’opere liriche), la Valeri, interprete di 58 film, compresi i più recenti per la tv, ancora nel 2011, a 91 anni, calcava il palcoscenico del teatro Valle di Roma con Non tutto è risolto dove interpretava, con voce già un po’ intermittente a causa dell’età, ma sempre struggentemente efficace, un’anziana contessa decaduta. Una delle sue ultime battute delle piece era: “Ho sempre pensato di andarmene come sono venuta, sola e di morte naturale. Ecco, questo rimane in sospeso”. Così è avvenuto: “Si è spenta serenamente, nel sonno”, ha confermato la figlia adottiva, la cantante lirica Stefania Bonfadelli: “Ha conservato la sua ironia fino all’ultimo, fino a pochi giorni fa: è stata la sua chiave di vita fino alla fine”. Mancherà molto al popolo degli educati.

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